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ERCOLINA GIBIN, una Donna nella politica e nel sociale di Borgomanero - Atti del Convegno

di Martini Patrizia

Anno: 2025
ISBN: 978-88-6932-326-3
Prezzo: 15.00 €

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Dalla prefazione di Giovanna Del Savio, Ferruccio Danini e Sergio Negri
 

Ricordare la vita di Ercolina è come percorrere un buon tratto di storia recente del nostro Paese.

Nata nel 1927 a Jesolo, ha trascorso parte della sua infanzia ad Ariano Polesine, un paese adagiato sulle sponde del Delta del Po e sulle rive del mare Adriatico. 

«La mia infanzia e quella dei miei fratelli è stata felicissima. I miei genitori erano entrambi artigiani e noi vivevamo in armonia e senza alcun fastidio», affermerà in un’intervista.

Qualche anno più tardi il padre, per assecondare il sogno del fratello di Ercolina di diventare meccanico, trasferisce la famiglia a Borgomanero. È il 1939 e nell’aria spira già un vento di guerra, preannunciato dalla morte prematura del padre, investito da un’auto.

«Così la nostra vita si è completamente rovesciata – dichiarerà con un velo di tristezza – Abbiamo svolto i lavori più umili; io ho fatto la baby-sitter e poi sono andata in fabbrica. Nel frattempo mio fratello si è arruolato con i partigiani e a ogni costo ha voluto che tornassimo in Veneto per metterci al riparo da ogni possibile ritorsione».

Il 25 aprile, giorno della Liberazione, Ercolina è ancora in Veneto ospite di una zia: «Nonostante l’insistenza di mio zio che voleva trattenermi da lui, io però desideravo tornare a casa mia in Piemonte.

Avevo perso ogni contatto con mio fratello e di lui non sapevo più nulla. Mi era però accaduto di ascoltare le parole di mia zia durante un diverbio con la vicina che aveva alluso alla scomparsa di un suo nipote. 

Finalmente l’Italia era stata liberata dall’oppressore nazifascista e, forse, anche grazie al contributo alla causa offerto da mio fratello.

Non c’erano mezzi di trasporto comodi per tornare a Borgomanero e dunque fummo costretti a chiede un passaggio ai militari che con i loro camion percorrevano quel tratto di strada.

Quando giungemmo a Novara, ci indicarono la via, che avremmo dovuto percorrere a piedi, per recarci a Borgomanero. Ci sedemmo sulla sponda del canale Cavour, con il nostro carico di valigie, in attesa che qualcuno con l’auto ci offrisse un passaggio.

Fummo invece avvicinati da una signora che iniziò a raccontarci le tante nefandezze compiute dai fascisti a Borgomanero, tra le quali anche le sevizie e l’omicidio di un giovane partigiano».

Solo in quel momento, Ercolina e sua sorella più giovane scoprono che quel giovane, torturato e massacrato dai fascisti, è il loro fratello.

Stessa sorte l’aveva subita il fratello del suo futuro marito Piero, quell’Ernesto Mora che con il fratello di Ercolina, Enzo Gibin, sarà molto spesso ricordato nei racconti degli antifascisti e persino nelle note di un inno partigiano, la canzone Valsesia.

Questo fatto segnerà tutta la vita di Ercolina e di suo marito Piero che non mancheranno mai di ricordare, nelle occasioni organizzate dall’ANPI e con i ragazzi nelle scuole, il sacrificio di quei giovani combattenti per la libertà.

Ma l’impegno di Ercolina si è distinto anche nel sostegno della lotta per la difesa dei diritti di uguaglianza nei luoghi di lavoro delle donne, per la maternità, per il divorzio, per l’aborto.

Le tante testimonianze nel convegno, da parte di chi l’ha conosciuta, l’hanno ricordata come una donna forte e gentile, con gli occhi sempre sorridenti, aperta al confronto, capace di raccogliere intorno a sé esperienze molto diverse.

Anche nel suo impegno militante, come segretaria della Lega dello SPI CGIL, ha organizzato incontri con le Amministrazioni locali sui temi delle politiche sociali e, nella discussione dei bilanci comunali, ha firmato accordi finalizzati a indirizzare risorse verso le categorie sociali più deboli.

Quando gli acciacchi dovuti all’età le hanno impedito di guidare, era in ogni caso sempre presente a testimoniare il suo attaccamento ai valori della Resistenza, della Costituzione, della libertà e della dignità umana. Non si è mai fermata, spesso accompagnata dalle altre donne dello SPI, tra le quali ricordiamo Paola Antonioli.

Anche la dedica del salone della Camera del Lavoro di Borgomanero a Ercolina è un atto doveroso, con il quale si vuole tenere viva la memoria delle tante compagne e compagni che, come lei e Piero, hanno dedicato la loro vita al miglioramento della vita di molte persone. Chiunque entrerà per la prima volta nel salone della Camera del Lavoro di Borgomanero e si chiederà chi sia stata Ercolina, potrà ricevere la testimonianza e rinnovare il ricordo della sua vita spesa per il bene comune.