Il taccuino del sognatoredi Salvador Francesco
Anno: 2025
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![]() Le liriche del poeta ‘sognatore’, concepite e scritte in momenti e circostanze diverse, sono riconducibili ad una musa ispiratrice di fondo, che è dentro di lui, trafitto metaforicamente da intuizioni e stati d’animo tipici di chi sta attraversando una stagione della vita – quella più avanti negli anni – che dà ai vari componimenti un’unità formale e anche di contenuti. Il percorso tracciato dall’autore risente nel suo afflato poetico di questo status e trasmette, attraverso una maestria acquisita negli anni – grazie alla sua preparazione letteraria e alle doti di insegnante con un rapporto diretto con i discenti – note nostalgiche e valori che conserva tra le tante rimembranze. L’aspetto nostalgico, a dire il vero, non avvilisce lo spirito da cui vengono investiti i versi, che sono sempre efficaci e di un certo spessore emotivo, esprimendo appieno pensieri e intuizioni legati ai momenti che ferma con appropriata significatività, assecondando uno stile personale e uniforme che contraddistingue l’intera silloge. Certo le sue liriche respirano (meglio, sono respirate da) un’aria che si rinviene in quel ‘male di vivere’ tipico dei nostri giorni e che il grande poeta Eugenio Montale ‘incontra’ in un’apposita lirica, avendo una visione profondamente negativa dell’esistenza. Il nostro autore riesce invece a guardare oltre, ‘lontano/ nello schermo infinito/ l’arcobaleno robusto/ che avevo sognato’, perché ‘non era morta ancora/ la fiamma del sole’, che disegna ‘a parole’ nel suo taccuino, ‘nell’umile stanza’ in cui si trova. È pur vero che la realtà che osserva e che liricamente impressiona, tra immagini e allocuzioni – a volte, anche di proposito, opposte, secondo i proponimenti dell’autore, come un proprio profilo linguistico – lascia trasparire un umore altalenante, che trasferisce nello stato d’animo del momento e si connota a volte della percezione di una mancanza di prospettiva e per via di una scadenza a termine non troppo lontana. Da qui l’incertezza del suo essere e del suo sentirsi nel vissuto, che incornicia nella sua metrica, creando suggestioni e atmosfere non comuni, che trasferisce al lettore proiettandolo in un mondo poetico sognante, come rifugio. Con Salvador sembra tornare alla ribalta la poetica di un certo crepuscolarismo, che esprime la crisi della civiltà romantica e positivistica, per diventare un mezzo di confessione e analisi del proprio mondo interiore – che è poi l’espressione della realtà odierna –, e lo fa attraverso atmosfere e ambienti che lo portano a dare espressione a un sentimento nostalgico, come detto in premessa, per un passato che conserva nella memoria e il presentimento della morte, che rende labile e temporaneo il vissuto. Alla base di questa silloge si avverte una solitudine di fondo – che è un malessere che accomuna la società moderna e di molti anziani – e ci sono quei fantasmi della mente che brulicano e che determinano uno stato letargico, che il nostro autore eleva nel ‘tepore del sogno’. In questo contesto, il pregio maggiore che si ravvisa sta nella capacità del suo verseggiare, come in ‘Una lunga maturità’, quando dice: ‘il giorno inizia appeso a percezioni di lacrime/ il corpo che pensavo indistruttibile si sta sfaldando/…/quali pietanze mi porteranno ancora le parole?/ Io le aspetto come si aspetta l’alba gravida di sole’. È un verseggiare che si alimenta di immagini suggestive, alimentando sospensioni e aspettative, trovando spunto nella natura (il sole, il vento, le foglie, …), per avvolgere in un ventaglio creativo il fatto, la circostanza, l’attesa, un volto, l’ignoto, l’addio. Tutto è presente in questa Raccolta, dalla poesia lapidaria – quasi in una dimensione ultraterrena – a quella del sognatore, che mantiene un dialogo, in un rapporto di presenza-assenza, di ricerca di sé stesso e di un approdo in cui rifugiarsi, o di attesa (come nella poesia prima citata), sempre in una dimensione dell’esperienza vitale e quella metafisica: una realtà questa, che scorre nelle vene poetiche di Francesco Salvador, e che lo fa approdare ad un’eternità a cui guarda.
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