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PENSIERI E PAROLE

di Fabra Bignardelli Adalpina

Anno: 2021
ISBN: 978-88-6932-257-0
Prezzo: 12.00 €

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Pensieri e Parole è, in cronologia, l’ultimo lavoro della poetessa/scrittrice, Adalpina Fabra Bignardelli che, con il suo conclamato stile minimalista, in un linguaggio sempre chiaro e discorsivo, affronta, sulla scia di una riflessione indotta ed agevolata dalla crisi pandemica, i problemi della nostra contemporaneità. E lo fa – si direbbe – da par suo, sul tono di un intervento che miscuglia ricordi, nostalgie e visioni del presente, con la fiducia nel futuro di un Uomo, redento dalla Fede.Le parole, qui raccolte, in “libretto”, sono difatti, legate dal filo di una memoria che addita una realtà rarefatta, ma, nel contempo “viva”; resa tale dalla presenza, indelebilmente impressa nell’anima degli affetti, delle emozioni, delle sensazioni, delle pause, delle dolenze e delle dipartite: frammenti di un vissuto lontano, ma continuamente pareggiato con il presente; e così, nel Bene come nel Male, per rispettare quell’obbligo che l’Autrice sente per se stessa di ritrovare, sempre comunque, ciò che Lei definisce “le vie dell’essere”, al di là di ogni intralcio, ostacolo, cedimento o senso di solitudine.Non le sfugge, com’è ovvio, l’effetto radicalizzante prodotto dall’isolamento pandemico che ha sottratto all’Uomo il valore stesso della sua umanità, fatta di sorriso e capacità relazionale; di partecipazione e contatto, bisogno quest’ultimo mirabilmente espresso nel gesto simbolico del Dio della Sistina; ma Lei si volge principalmente al suo superamento: tempo non più sospeso, in cui è necessario ridare senso e valore a se stessi e alle cose che ci circondano; forti della vittoria sulla “forza oscura” del virus che, invisibile  pareva indomabile.Il commento proposto da Adalpina Fabra Bignardelli è quello di ridare senso e consistenza all’idea di una libertà capace – dice la poetessa – “di colloquiare e comunicare con la Luce e con la Vita, contro il silenzio che uccide”; estranea, comunque, al frastuono assordante di una loquela senza memoria commemorativa: ché la parola è tale solo se si pone a fondamento della società e ne garantisce la continuità.Ecco perché quasi sempre, a sostegno dei suoi versi si ritrova il linguaggio argomentativo della Natura: verde nei suoi paesaggi di terra e azzurra nel cielo e nel mare; con l’aureo scenario dell’onnipresente e indomabile ginestra in fiore; oppure con il garrire di rondini testarde alla ricerca del nido, nonostante lo sfasamento dell’orologio climatico dovuto all’inquinamento; o ancora, lo splendido disordine della ritrovata isola di Vendicari che, tra piante acquatiche, eucalipti e canneti, dove albergano aironi e fenicotteri rosa, con la sua bellezza, testimonia la vitalità armoniosa del Creato, a riprova di come la disabilitazione possa trasformarsi in risorsa. Di fatto un ritorno all’energia dell’Universo quale antidoto contro la paura e l’incertezza di un tempo connotato da un ineluttabile senso di morte. Così, nel mondo silente di oggi quando la fragilità umana si è connotata di dolore, di violenza, di abbandono, diviene opportuno ricordare quanto sia veritiero il “male dell’esistere”; sicché l’unica salvezza è nella speranza di una ricomposizione tra ordine e dis-ordine, con la giusta attesa per l’Uomo di ritornare a sognare, a credere, ad amare e ad emozionarsi. L’un con l’altro. Solo così, allora, potrà accadere che il suono di note lontane possa,  nonostante tutto, sciogliere angoscia e timore; o accadere che ritorni le fiducia nel vivere, sciogliendo quel grumo di compassione e sgomento lasciato dalla visione delle bare, in fila per “l’ultimo viaggio”, senza prossimità e senza pianto con l’unico conforto di Angeli fantasmi.L’uomo – conclude Adalpina Fabra Bignardelli – spiritualmente redento, non può e non deve “ammazzare il suo tempo”; piuttosto, uscito dal senso di precarietà dovuto all’incertezza, avrà quale impegno quello di ridare senso e spessore alla sua vita con una ritrovata coscienza poetica e una rinnovata consapevolezza della deità della sua persona, resa ancor più forte dalla Fede.
Pensieri. Accadrà? La risposta è di fatto, nelle riflessioni che animano gli scritti, in prosa, che costituiscono la seconda parte del “libretto”. Sono pochi ma significativi: chiave di lettura per entrare nel mondo della scrittrice ma, ancor più, utile ad entrare nel suo vivere di oggi, segnato dall’ingerenza molesta del Covid-19 che a Lei, particolarmente fragile per il peso degli anni, ha rubato inesorabilmente il tempo di vita. Si percepisce, infatti, come la crisi con la sua sospensione del tempo e con l’isolamento forzato, abbia acuito un disagio esistenziale già in precedenza rilevato, a fronte di una società che le sembra da tempo estranea e distratta, tutt’altro che inclusiva rispetto a quanti sono figli di un “altro tempo” e portatori di un “altro modo di vivere”. La moderna rappresentazione del reale, fondata su una comunicazione massmediologica e digitale che si chiude in un eterno presente, appare all’Autrice come una realtà da ripresentare sulla scorta di un Io narrante che, se da un lato ama riflettere sull’anima valoriale di cose desuete (la trapunta, la sedia a dondolo) dall’altro vuole introdurci nel suo universo critico dove, sulla base mnestica della propria lunga storia individuale, l’argomentazione risponde ai portati di un suo preciso punto di vista, atto a denunciare la presenza di un mondo contemporaneo che appare disattento, superficiale, spesso inconsapevole nelle e delle sue trasformazioni.Nel taccuino del suo odierno disagio, si ritrovano perciò annotazioni contro la fastidiosa violenza dei forestierismi che hanno reso, ad esempio, complicato il viaggiare (laddove la mobilità dev’essere un diritto di tutti) e con essi l’inevitabile valutazione sulla decadenza che sta “investendo” l’italiano, passibile di divenire “lingua morta” al pari del latino, a causa della ingerenza dei termini inglesi; tant’è che gli esperti, considerando il ritmo del nostro impoverimento lessicale, ci anticipano che massimo tra trent’anni si parlerà un italiano semplice, inglesizzato e meno colto. Senza dire che, allontanandosi la nostra lingua dalla tradizione umanistica greco-latina, si dovrà registrare, purtroppo, anche la conseguenza di una perdita dei processi di identità e di appartenenza.Poi, vi è l’evidenza di voler indicare, per combattere la crisi, un modello di sviluppo in cui si possa gestire un vero e sincero interesse per l’Uomo a tutto tondo.Indicativo in tal senso l’elogio della fratellanza che, trovando fonte nell’ecumenismo di Papa Francesco, si rivolge all’amore e al rispetto verso l’Altro, qualunque sia il colore della pelle, il credo religioso, la visione politica. Infine vi è l’accorata denuncia di come, sotto la spinta di un’alterata visione della modernizzazione, si stiano perdendo alcuni presidi significativi della nostra tradizione culturale. Così, ad esempio, le fiabe dell’infanzia che hanno sostituito i loro protagonisti tradizionali con gli attanti, spesso violenti, dei cartoni animati; così, ancora, la presenza estraniante dei tatuaggi sui corpi che, nati nel mondo primitivo, si sono divulgati nella nostra cultura, sotto la spinta delle mode e dell’influenza imitativa, gestita, in era globale, dalla spettacolarizzazione di massa.In altri termini la Scrittrice, a garanzia del futuro suo come di quello di tutte le future generazioni, indica la necessità di allontanarsi dall’ebbrezza felice di una realtà effimera e di superficie, basata, principalmente, sui consumi; perché altrimenti, senza la elaborazione del lutto generale, con la pandemia che ha segnato la nostra vita, mai si potrà metabolizzare il tormento e il dolore che, ad esempio, si è dovuto sopportare, ignorando quella condizione di carità e di pietà necessaria, nell’immaginario individuale e collettivo dovuto al culto dei morti, il quale non si è potuto svolgere con il conforto che la nostra cultura impone al momento del distacco.In conclusione il “libretto” Pensieri e Parole di Adalpina Fabra Bignardelli, può dirsi un pamphlet, senza satrapia: versi e note da leggere con leggerezza, ma da non sottovalutare perché racchiudono il “senno” di una scrittrice sempre attenta a leggere ed analizzare i contesti che la circondano, cogliendo la trama del divenire storico e culturale che ha segnato e segna ancora la sua, come l’altrui, vita.Un impegno di critica costruttiva e di riflessione che l’autrice affronta da protagonista esemplare, mettendosi in gioco. In specie oggi, e nonostante l’età, perché il nostro tempo sembra, davvero, avere disperso ogni certezza; e nel vuoto psicologico del presente, ancora di più, disperso il “senso della “durata”: quello che, di fatto, permette di dare per scontato la prevedibile continuità tra passato presente e futuro, a garanzia di una reale speranza, per un avvenire che non sia semplicemente una scommessa.
Annamaria Amitrano