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IL REGNO DI GIOBBIN

di Romagnoli Stefano

Anno: 2011
Prezzo: 10.00 €

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Dal primo capitolo: Quando Giobatta Bertin morì aveva sul libretto di risparmio quattordici milioni tondi e, per curiosa coincidenza un ugual numero di toppe nei pantaloni. L'altro paio trovato in casa, faceva parte di un completo blu, stinto e antiquato che gli venne infilato addosso per l'ultimo viaggio. Il nipote Alcide, unico erede venuto da Milano solo per il funerale, era rimasto deluso nel trovare un gruzzolo così magro. La vita quasi eremitica dello zio gli aveva fatto sperare in qualche cosa di più, ma per quanto frugasse in ogni angolo della casa, se si poteva chiamar così quella, non trovò nemmeno uno spicciolo da aggiungere al po' di soldi della banca. Se non si tiene conto del fazzoletto di terra con su la baracchetta dove viveva, gli oggetti trovati dentro valevano men che niente. Anche per tale motivo Alcide, appena terminate le esequie, si affrettò ad affidare a una agenzia la vendita del piccolo podere con la speranza di ricavare, almeno da lì, qualcosa di più sostanzioso.
Zio Giobatta, o meglio Giobbin, come tutti lo chiamavano, non era stato sempre così. Prima che morissero moglie e figlio una quindicina d'anni prima, conduceva una vita normale in un decoroso appartamento nel centro di Genova. Lavorava in Ferrovia come macchinista. Il lavoro, anche se faticoso, gli piaceva. Quando rientrava a casa con la divisa color fumo di Londra profumata di fumo di stazione, la moglie un po' sorda lo individuava a fiuto.
" Ti se ti Giobbin?..lavate e man che a pasta è couta."
Il figlio ventenne morì in fretta in un incidente stradale e la moglie Margherita di lì a poco di crepacuore. Giobbin si trovò così senza preavviso, solo e senza capirne il motivo. " Eh sì,.. non si può morire così senza una ragione precisa! Altrimenti la vita sarebbe proprio un imbroglio!"...