Retta variabiledi Atz Virgilio
Anno: 2025
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![]() Dalla prefazione di Mario Bello
Il tempo è la ‘retta’ parallela e ‘variabile’ del discorso itinerante dell’io poetico di Atz, che si sofferma alle tante stazioni della vita, come un treno che, spinto ad andare avanti per altri luoghi e diverse fermate, non dimentica i passeggeri scesi durante il viaggio ma poi è portato a spingersi verso nuove destinazioni e altre circostanze, l’altrove, attraversato dal passato e nel presente alla ricerca di un futuro, da vivere con maggiore consapevolezza. È un viaggio dell’io, quello dell’autore, che è una retta passante tra due punti distinti tra loro (la nascita e l’approdo finale), delineati stilisticamente in versi, e le cui variabili, dettate nel corso degli anni e degli accadimenti, puntellati dai riferimenti di ogni lirica, è un percorso tra storia e memoria – un canto poetico – alla scoperta forse liquida di se stesso e dove la poesia diventa un’isola di salvezza essenziale per capire e ritrovarsi (‘vorrei.../ che alla fine di questo mio andare/ là, nell’altrove, ci sarò io ad attendermi’). Nonostante la ‘selva dei pensieri’ che è presente al nostro autore, Virgilio Atz fa ricorso a varie forme di linguaggio, usando la metrica e i suoi adagi nei versi (a volte fluidi, altre in forma sincopata, a seconda delle situazioni che vuole fermare liricamente), facendo uso sovente e in modo sapiente di figure retoriche, che sono l’espressione del suo modo d’essere e di comunicare. Sono una componente precipua del suo DNA poetico e si collocano dentro un disegno filosofico – un vero e proprio filo conduttore dell’intera silloge – nella ricerca di sé stesso, visto non in maniera statica ma dinamica nelle dinamiche del tempo e della vita, per arrivare al risultato di ciò che egli è e si sente d’essere. In questa rapsodia del tempo – un argomento già affrontato dall’autore in ‘Vita asimmetrica’ – che segna una certa evoluzione, l’attività del rapsodo non ha variabili, e se nella sua intuizione si limita a prendere atto che: ‘si nasce senza esperienza/ si muore senza innocenza’, poi volge lo sguardo lungo la simmetria ‘nascita-morte’ (i due punti che legano la retta) per dare spazio alle sue composizioni poetiche, delineando la sua ‘retta’ di trasposizione temporale e di maturità acquisita tra memoria e storia, in cui dice: ‘ho richiamato dal mondo il tempo/ e ne ho fatto memoria’ e, a seguire, ‘ho richiamato dal tempo il mondo/ e ne ho fatto storia’). Le stazioni del treno, cui si alludeva all’inizio, vanno comunque nella direzione dell’io autoriale di conoscersi meglio per ‘giungere a sé stesso’, non escludendo anzi, proprio attraverso la via poetica, di ricercare e di far tesoro di quel concetto greco di Kairòs, ovvero il momento della vita (magico o critico) che può delineare meglio la ‘retta’ o meta, per dare un senso al suo io lirico e, più in generale, all’intera umanità in quanto tale. Già in altre circostanze e per altre letture si è avuto modo di esprimere apprezzamenti a Virgilio Atz (nello specifico, nella postfazione dedicata alla silloge ‘Vita asimmetrica’) per la sapiente maestria del suo poetare, rinvenibile nell’intera produzione poetico-letteraria, che denota un bagaglio culturale di sicuro spessore, dando atto della pienezza del suo linguaggio a supporto delle profonde riflessioni sul pensiero umano e nell’uso di un io-noi filosofico e lirico. Il suo (e il nostro) è un vivere tra memoria e speranza, come saggiamente ci rammenta l’autore in ‘Sic et simpliciter’: c’è ‘solo/ il normale procedere/ nostro, per vie usuali/ a volte civili/ a volte penali’, riflettendo sulla ‘variabile’ della ‘retta’, e dando spessore alla sua sostanza poetica, che connota il viaggio dell’umanità, tra contraddizioni e ‘asimmetrie’, tra giorni ‘confusi tra le note/ d’un calendario senza date’, ed anche nell’autoconvinzione ‘che la vita/ la si sconta/ vivendo’. In realtà l’uomo-poeta rinviene nella musica la sua speranza. In ‘Swing asimmetrico’ si esprime dicendo che quella musica è: ‘…più confacente/ alla metrica dell’anima mia’, e in cui ‘riga dopo riga/ …scorre/ la filosofia/ della vita mia’. Il suo è sicuramente un rifugio, forse una salvezza, guardando alla meta, ovvero quell’altrove al quale guardare e confine terminale della ‘retta’, nella speranza - come si auspica il poeta - che ‘sia io ad attendermi’.
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