Foto profilo

Colaiuda Maria Rita: sono nata a L'Aquila il 7 maggio 1967, dove vivo e lavoro. Sono sposata ed ho due figli, Michele e Fausto. 
Scrivere è sempre stata la mia passione e appena posso mi prendo qualche minuto per farlo. 
Ho pubblicato poesie in svariate riviste e antologie, una delle quali, dal titolo “Il silenzio”, è stata tradotta e pubblicata su una rivista di letteratura francese di cui purtroppo non ricordo il nome e che non ho disponibili perché sono rimaste sotto le macerie. 
Ringrazio lo staff di “Carta e Penna” per la segnalazione d'onore, assegnatami al Concorso letterario Onde d'arte per l'Abruzzo, e in particolare Donatella Garitta che mi è stata molto vicina anche se ci dividono chilometri di distanza. 
Mi sono classificata al terzo posto al concorso d poesia sull'Ottimismo con la poesia Amica rara
 
Il mio motto
Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita. (Prof. Keating), 
Dal film “L'attimo fuggente”, 1989, con Robin Williams e Robert Sean Leonard, regia di Peter Weir.

 



Con Carta e Penna ha pubblicato:

L'AQUILA - IL SOFFRIRE PASSA, L'AVER SOFFERTO RIMANE

Copertina libro

Dall'introduzione dell'autrice: Se il terremoto dell’Aquila fosse stato una rappresentazione teatrale, il copione sarebbe stato quello della novella di Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca”, o, più calzante, “La morte addosso”, dal titolo iniziale della novella.
Protagonisti: i cittadini aquilani, Giampaolo Giuliani e la Commissione Grandi Rischi.
Noi cittadini abbiamo avuto il ruolo che, attraverso le parole dell’uomo dal fiore in bocca, Pirandello esprime con maestria dicendo: - “Le domando se crede possibile che le case d’Avezzano, le case di Messina [e dell’Aquila aggiungo io], sapendo del terremoto che di lì a poco le avrebbe sconquassate, avrebbero potuto starsene tranquille sotto la luna, ordinate in fila lungo le strade e le piazze, obbedienti al piano regolatore della commissione edilizia municipale. Case perdio, di pietra e travi, se ne sarebbero scappate”. Immagini i cittadini di Avezzano, i cittadini di Messina [e dell’Aquila aggiungo di nuovo io], spogliarsi placidi placidi per mettersi al letto, spiegare gli abiti, mettere le scarpe fuori dell’uscio e cacciandosi sotto le coperte godere del candor fresco delle lenzuola di bucato, con la coscienza che tra poche ore sarebbero morti. - Le sembra possibile?”
Giampaolo Giuliani, sapendo che di lì a poco ci sarebbe stata una grande scossa, avrebbe avuto il ruolo del passante che scaccia la morte come si fa con gli insetti schifosi. “Se la morte, signor mio, fosse come uno di quegli insetti strani, schifosi, che qualcuno inopinatamente ci scopre addosso … lei passa per via, un altro passante, all’improvviso, lo ferma e, cauto, con due dita protese, le dice:”Scusi, permette? lei, egregio signore, ci ha la morte addosso”. E con quelle due dita protese, gliela piglia e gliela butta via … sarebbe magnifico! Ma la morte non è uno di questi insetti schifosi. Tanti che passeggiano disinvolti e alieni, forse ce l’hanno addosso: nessuno la vede; ed essi pensano intanto tranquilli a ciò che faranno domani o domani l’altro”.
Avvertendo, attraverso il Radon e i sismografi, che era imminente una forte scossa, Giampaolo Giuliani ha provato con tutte le sue forze, ma invano, a gridare al pericolo, ma è stato accusato di procurato allarme. Se avessero dato ascolto a lui, la storia avrebbe avuto un altro finale rispetto alla novella e molti “insetti” non si sarebbero attaccati addosso ai poveri cristi che alle 3 e 32 sono stati travolti e uccisi dalle macerie delle loro case, invece la Commissione Grandi Rischi, che in realtà si preparava al peggio, ci aveva rassicurato:
1) Mettendo a tacere Giampaolo Giuliani accusandolo di procurato allarme;
2) Ignorando le statistiche, che facevano intendere che un terremoto sarebbe potuto realmente accadere di lì a poco, visto il comportamento in crescendo delle scosse.
Il ruolo della Commissione nella Novella è stato quello della “povera signora”, che con le sue rassicurazioni “pretendeva” che ce ne stessimo “a casa” quieti, tranquilli … a godere dell’ordine perfetto di tutte le stanze, della lindura di tutti i mobili, di quel silenzio di specchio che c’era prima in casa mia, misurato dal tic-tac della pendola del salotto da pranzo. – Questo (… avrebbe voluto!) Io domando ora a lei, per farle intendere l’assurdità... ma no, che dico l’assurdità! la macabra ferocia di questa pretesa.
Ecco il rovescio della medaglia, il processo per mancata comunicazione.
Dice un proverbio: “del senno di poi son piene le fosse”, ma se ci fosse stato un po’ più di sano e responsabile allarme, molti non sarebbero rientrati nelle loro case dopo le scosse delle ventitre e dell’una!
Dunque prima del 6 aprile 2009 si voleva fare il processo a Giuliani per procurato allarme, poi la Commissione grandi rischi è stata processata e condannata per mancata comunicazione! E noi poveri mortali? Senza risposte ci aggiriamo col naso all’insù cercando di immaginare la vita degli altri fino a quel momento per tenere vivo il ricordo della nostra città”…”non a capriccio”, anzi, “tenendo conto delle minime apparenze scoperte in questo e in quello. E sapesse quanto e come lavora [la fantasia, anzi, la nostra psiche come meccanismo di difesa dal dolore per aver perso qualcuno, qualcosa, la sua città] – fino a quando riesco ad addentrarmi! Vedo la casa di questo e di quello, ci vivo, ci respiro, fino ad avvertire.. sa quel particolare alito che cova in ogni casa? Nella sua nella mia... Ma nella nostra, noi, non l’avvertiamo più perché è l’alito stesso della nostra vita, mi spiego?” Ora sentiamo tutti lo stesso odore, anzi, l’olezzo di muffa, polvere e ratti.



Per i lettori di Carta e Penna ha scelto:

INCONTRO

Vedi quell'uomo? Si sente perduto,
né può permettersi di chiederti aiuto.
Guarda le sue mani, tremano:
vorresti stringerle tra le tue,
ma non le puoi neanche sfiorare
perché potreste farvi del male.
Guarda i suoi occhi, sono agitati,
cercano di fermarsi nei tuoi,
ma una lacrima, dal tuo viso, sta per scivolare,
così al suo sguardo vorresti fuggire.
Sai che il suo cuore batte forte
perché ha paura che la morte
via se lo porti senza salutare,
ma non puoi stringerlo a te,
giacché il suo stato potrebbe peggiorare,
così ti metti a pregare
e lo affidi tra le braccia del Signore.
Insieme a lui vorresti gridare,
ma le tue urla le devi ingoiare
e le lacrime asciugare
se quell'uomo vuoi aiutare.
 
I tuoi occhi carezzevoli e attenti
nei suoi dovranno penetrare
leggendone i tormenti,
traducendo il tuo smarrimento,
in uno sguardo rassicurante.
Il tono dolce della tua voce
potrà rendere più lieve la sua croce.
Se la tua voce sarà pacata
della sua ansia sarà placato
le sue mani si fermeranno,
il suo cuore avrà un ritmo migliore
e per sempre ti sarà grato
per il calore che gli hai dimostrato.

TRA DUE MALI

Quando la morte come una fiera
sulla città aquilana si abbatté
con la sua falce e la veste nera,
in ogni dove seminando lutti,
tutti per farci coraggio, 
ci stringemmo in un abbraccio,
fiumi di lacrime versammo sulla spalla degli amici
mentre strette, le nostre mani, nelle loro tenevamo.
Nel silenzio le nostre strade lasciammo,
in tenda o in albergo ci rifugiammo,
ma uniti ci ritrovammo.
Se allora in testa delle macerie avevamo la vista,
ora dobbiamo reggere un macigno, 
il pensiero del virus maligno,
ma nonostante lo strazio, 
ognuno all’altro deve lasciare spazio.
La morte ha sentito l'arrivo della primavera 
e s'è tolta la veste nera,
ha indossato un vestito trasparente
e per il mondo è andata silente, 
stendendo su tanta povera gente 
il suo velo asfissiante; 
subdola come un serpente, 
tra le sue spire l’ha avvolta 
senza farsi accorgere di niente,
così, mentre a guisa di un Paradiso 
i fiori sbocciano, il sole è splendente
e degli uccellini s’ode il canto,
nell’infernale oscurità vaga, invece, l’umanità.
Per le strade del mondo un silenzio assordante
rotto dal pianto di chi impotente, 
neanche ha potuto scortare il suo compianto,
che solo se n’è andato
con lo sguardo spaurito rivolto
agli occhi crezzevoli e sinceri
di medici e infermieri,
che con afflato, a dar loro conforto han provato. 
Come bere un calice amaro,
ora le lacrime si devono ingoiare,
la Fede inizia a vacillare,
ma dopo un silenzio decennale
ecco che all’imbrunire, 
nell’aere s’odon dei rintocchi,
s’illuminano gli occhi,
in soccorso è tornata a suonare 
la nostra campana parrocchiale.
donandoci un abbraccio corale.
Se tra i due mali il peggiore dovessi comparare
questo è quello che fa più male
dovendo osservare il distanziamento sociale
 

NOSTALGIA DI CASA MIA

Come era bella la nostra casa!
Aveva dentro sé la nostra
Storia, ma pur tra sassi e ragnatele ed
Avvolta nel silenzio, i nostri momenti più belli riesce ancora a sussurrare
 
***
 
LA MIA CASA 
 
Calda, comoda,
Accogliente
Sempre aperte agli amici, la mia casa
Avrà le porte

LIBERA-MENTE

Chiudo gli occhi e in un istante, la mia mente
ai suoi crucci chiude gli usci e fugge via.
Fugge via dai luoghi comuni e dalla gente,
fugge via dal tempo e dalla frenesia
fugge via da questo corpo,
goffo ed insignificante, che come per magia
diventa bello e affascinante.
Fugge via da questa stanza,
inerte testimonianza dell’ansia mia solerte;              
Fugge via, via, via … e con le ali della fantasia
raggiunge un posto dove regnano
calma ed armonia:
a volte è un cielo limpido,
a volte un mare calmo,
a volte è un prato verde
che un bianco destriero cavalca fiero
ed elegante;
a volte è l’arco iridescente,
che dopo una pioggia insistente
apre il cielo ad un sole ridente.
A volte il mare, la luna, le stelle,
s’incontrano tra loro facendo faville
l’un con la brezza, l’altro con la lucentezza
e insieme mi accarezzano la pelle e le pupille.
A volte è una danza di tenui colori
A placare i miei timori.
A volte invece non è niente,
ma questo è poco rilevante:
nel silenzio, infatti, ascolto il mio respiro,
che libero e profondo, 
alla quiete, finalmente,
porta la mia mente.
Per qualche istante rimango in questo stato
 inebriante, poi, lentamente,
torno indietro e aprendo gli occhi
più bello diventa il modo
fuori e dentro me.
 
Dedicato a chi non può andare in vacanza. Basta ritagliarsi uno spazio 

LA PAURA

La paura è lo sguardo sbarrato
di chi rimane agghiacciato.
È quel nodo
Che ti stringe la gola
E t’impedisce di respirare
La paura è quel tremore
che non riesci neanche a fermare,
è il bisogno di fuggire,
è l’ugola che
si mette a vibrare
 
  E’ l’adrenalina
che come un fiume in piena
nel tuo corpo scorre vena per vena
e ti fa fare cose
che mai il tuo intelletto
avrebbe immaginato.
La paura
è quello smarrimento
che ti fa sprofondare
nel più cupo isolamento
tanto che neanche ti accorgi
se a te  c’è qualcuno accanto.
 
  Non finisce là!
Dopo una grande paura
anche il più piccolo evento
provoca tormento,
sempre lo stesso.
Riemerge  violento
il ricordo represso:
è il disturbo post traumatico da stress.
 

QUELLA NOTTE

Di “procurato allarme” fu tacciato
Giuliani dal gendarme.
Di “mancata comunicazione”
si macchiava invece del reato
la “Commissione”
chiamando Luminari della scienza a recitare
un copione che agli aquilani
risultò fatale:
li mandò a dormire, 
invece di farli riunire
in punti di ritrovo più sicuri.
E fu così che co' un boato, 
la Terra, come aveva minacciosa preannunciato,
d'un tratto sollevò il suo manto
e fu tutto un pianto!
Il sei aprile duemilanove,
per un lungo, interminabile minuto,
tutto e tutti,
ci dovemmo umilmente inchinare
davanti all'imprescindibile potere
della terrestre belva infernale;
dalle case obbedienti al piano regolatore
a tutte le genti:
poveri e ricchi,
cattivi e innocenti,
donne e bambini,
giovani e anziani
sani e ammalati
tutti impotenti
compresi gli animali,
prima ancora degli umani spaventati.
Tutti uguali,
in quella notte di luna lucente,
che illuminava i nostri sguardi
di polvere e di lacrime rigati;
tutti uguali a piangere i morti,
tranne chi quella notte rideva
e già le mani sfregava in loschi affari.
 

IL MIO EROE

Una mano tesa e rassicurante 
verso la mia tutta tremante:
mai potrò dimenticare quell'istante!
 
Aveva un bambino da abbracciare,
ma in quel momento ero io da salvare 
e noncurante, 
per me, ha rischiato la sorte
come se al mondo fossi io la più importante,
proprio io che al suo confronto, 
degna non ero di niente.
 
Non ricordo il suo volto,
ma impresso mi è rimasto
lo sguardo suo terso 
catturare il mio, spaventato e perso.
 
Non ricordo la sua voce,
ma il suo tono pacato 
mi ha rassicurato.
 
Non conosco il suo nome
e mi rattrista non poterlo rincontrare,
perciò lo chiamerò il mio eroe
e sempre lo porterò nel cuore.
 
Lui non ricorderà di avermi conosciuto,
né di avermi salvato
perché gli viene naturale,
ma mi ha fatto assaporare
quell'amore puro e universale
qual è quello solidale.
 

LA VECCHIETTA

Ho visto una vecchietta
vagar sola soletta 
per i viali deserti 
della città, nuova ma senza identità.
 
Il dottore glie l'ha ordinato
perciò esce a camminare,
ma il suo andare lento e a testa bassa
la dice lunga su ciò che ha nel cuore.
 
Pensa a quando andava in Piazza
e riempiva un carrello di fresche primizie
per poi cucinare vere delizie.
 
Pensa a quanto era bello
girare tra le bancarelle,
incontrare le amiche e fare comunella
 

1 MAGGIO 2013

ANNA
eri un raggio di sole
che rischiarava anche il viso più scuro.
Sì! A tutti riuscivi a strappare un sorriso,
nessuno escluso,
perché il tuo sorriso
era vero e sincero.
Forse per questo sei salita in cielo:
anche Dio aveva bisogno della tua allegria.

Come il sole insieme alla rugiada
il cielo tinge di tenui colori,
così, per renderti onore,
a Te, nostro raggio di sole,
le nostre lacrime uniremo
per formare insieme
un arcobaleno
e sentirti a noi più vicina.

Il rosso è l'amore
che sconfigge la morte;
l'arancio è il colore dell'abbraccio
che ti  cinge col nostro calore;
il giallo è per non dimenticare
il tuo carattere solare;
il verde perché sei come la linfa
di un albero rigoglioso
che di saggezza nutrirà i nostri giorni;
l'azzurro è come il cielo
dove ora, insieme agli angeli, dimori;
il delicato indaco mi fa pensare
ahce nel silenzio dell'imbrunire
doni la luce e la pace interiore
necessaria a lenire
il nostro immenso dolore;
il viola come il fiore del pensiero
che ti doniamo con affetto sincero.

IL SILENZIO

Il silenzio è un grido
Che vien troppo da lontano
Per poter esser sentito,
proviene da un baratro
quello del più profondo del cuore
che si chiude nel suo dolore.
 
Il silenzio è un grido di aiuto
È un desiderio di comunicare,
contrariamente a quanto
erroneamente si potrebbe pensare.
 
Il silenzio è il forte bisogno
di essere amato,
ma solo un cuore profondo
può ascoltare questo pianto
e dare a quel cuore
l'amore agognato.
 

DIVERSITÀ

È grazie alla sua diversità
che di tutti comprendi i sentimenti,
al di là dei loro comportamenti.
 
È grazie alla sua diversità
che non biasimi le altrui debolezze
e possiedi la grandezza dell'umiltà.
 
È grazie alla sua diversità
che sai trovare le parole
quando di tristezza è colmo il cuore.
 
È grazie alla sua diversità
che sai trasmettere
il calore di un abbraccio.
 
È grazie alla sua diversità
che il tuo sorriso
è autentico e solare
 
È grazie alla sua diversità
che provi una grande tenerezza
in una semplice carezza.
 
È grazie alla sua diversità
che apprezzi la bellezza
delle piccole cose.
 
È grazie alla sua diversità
Che dici “SÌ” alla vita, ringraziando Dio
Per come te l'ha donata
 

AFRICA

A stento avete qualcosa da mangiare
Fra roventi lamiere, zanzare e serpenti
Rischiate ogni giorno di morire, eppure
Il vostro sorriso è spontaneo e solare non
Come noi, che al di là del vostro mare,
Abbiamo tutto senza saperlo apprezzare.


 
 

L'ATTIMO FUGGENTE

L'attimo fuggente
È la vita che inizia nel ventre
Di una donna.
 
L'attimo fuggente
È quel sorriso
Che vedi un solo istante,
ma ti rimane per sempre
stampato nella mente.
 
L'attimo fuggente
È quello sguardo accattivante
Che cambia la tua vita in un istante.
 
L'attimo fuggente
È quella opportunità
Che mai più nella vita 
Ti capiterà.
 
L'attimo fuggente
È la radice dei tuoi rimpianti.
 
L'attimo fuggente
È l'ultimo pensiero
Che rivolgi alla vita e ai veri amori.
 
 
L'attimo fuggente 
è l'ultimo sguardo
che danno i tuoi occhi
alla luce.

ERA - DOPO IL TERREMOTO E LO TSUNAMI IN GIAPPONE, ALCUNE RIFLESSIONI

Azzurro e limpido era il mare,
emanava un profumo di sale;
ora è marrone, si è intorpidito,
della morte ha indossato il vestito!
 
Azzurro lo scudiero, col suo velo,
ci abbracciava e proteggeva dai violetti,
del “Re Sole” di morte i cadetti;
ora quel velo è stato squarciato
e invano possiamo gridare aiuto!
 
Verdi e ridenti eran boschi e prati,
ora son tutti rinsecchiti e spenti
soffocati da fumi, atomi e cementi.
 
Felice, l’uomo, nel mare pescava
Felice al cielo i suoi occhi levava
Felice i suoi campi coltivava
E sempre buoni frutti raccoglieva,
or di egoismo e di “ragione”
il suo animo ha fatto provvigione
e al bel passato guarda
con nostalgia e disperazione.
 
P.S.: è tanto comoda l'energia solare, a che serve il nucleare? 
 

BIANCO

Di bianco si veste il silenzio
In questa notte d'inverno.
 
Estasiata mi fermo
e l'ascolto
ed ecco,
qualcosa di magico scatta
tra me e quell'ovatta.
 
Intorno mi guardo
E d'incanto
Tutto diventa tenerezza e poesia.
 
Bianco diventa il rosso dei tetti,
Bianco diventa il grigio dell'asfalto,
Bianchi diventano i sassi
della mia città fatta a pezzi,
Bianca diventa l'anima mia
Non sempre con la vita in sintonia.
 
Così al cielo alzo gli occhi
e sorrido,
Lui in cambio mi regala
Bianche carezze di nuvola
Che diventano gocce di stelle
Sopra alla mia pelle,
in mezzo ai miei capelli.
 
Libra l'anima mia 
Al cospetto di tanta armonia
Tanto che d'improvviso,
d'un pianto di gioia s'illumina il mio viso,
avendo col cielo condiviso
l'armonia del suo silenzio.
 

A TE, NONNA

Quando i raggi del sole d'autunno
Si fanno spazio tra i rossi faggi
Ed il vento accarezza i miei capelli,
Un brivido attraversa la mia pelle,
ma il mio cuore si scalda ancora del tuo amore.
Se chiudo gli occhi
quel raggio di sole sei tu,
che ancora mi sorridi,
che mi baci con tenerezza le guance,
che scansi i miei capelli per guardarmi negli occhi,
che capisci al volo i miei pensieri,
che continui a darmi saggi consigli,
Tu che sei stata, sei e sempre sarai il nostro appiglio.

SGUARDI

Sguardi umani e profondi
Vorrei da te ricevere
Per poterti di me parlare un po' di più.
 
Se saprai guardarmi negli occhi
Scoprirai che hanno
Molte cose da dire
E che non sono, poi, 
così freddi e inespressivi come dicono.
 
I miei occhi chiedono
Ciò che non riesco a chiedere con la voce:
chiedono di essere scaldati da un po' d'amore
per potersi sciogliere in lacrime di rugiada
che luccicano di gioia
illuminati dal tuo sguardo solare.
 
 
 
 
Questa poesia è dedicata a tutti coloro che hanno bisogno di parlare con qualcuno ma non riescono ad esprimere i propri stati d'animo, rinchiudendosi, così, in sé stessi e a tutti coloro che hanno la straordinaria capacità di intuire se una persona ha bisogno di parlare.

LA ROSA

Quando sboccia una rosa
Davanti ai tuoi occhi appare
Schiusa alla vita, possente e radiosa.
Subito l'anima tua
Diviene ansiosa
Di coglierla e di sentirne la fragranza.
Ma attento, tutto dipende
Da come la si prende:
se male la stringi 
lei ti punge,
tu di scatto in terra la getti
la rosa sfiorisce 
e il suo profumo svanisce
se invece discreto
affianco a lei ti chini
e la prendi dove non ci son gli spini
la rosa a te si offrirà
ed ai tuoi nari
il suo profumo emanerà.
 
Così, sovente, l'Amore il cuore prende
Come la rosa
Scatenando una passione travolgente
Che confusione crea 
nella tua mente.
Ma attento, sii prudente
Se vuoi che quell'amore
Diventi per te gratificante
Non essere invadente
Ma rassicurante

SE

Vedi quell'uomo? Si sente perduto,
non te lo chiede, ma ha bisogno d'aiuto:
guarda le sue mani, tremano,
allora stringile nelle tue e falle fermare;
guarda i suoi occhi, sono agitati,
cercano di fermarsi nei tuoi;
senti il suo cuore, batte forte,
allora abbraccia quell'uomo con calore
e digli gentili parole,
oppure stallo ad ascoltare: 
il suo cuore si calmerà.
 
Se stringerai le tue nelle sue mani,
se i tuoi occhi penetreranno nei suoi, 
se abbracciandolo gli farai capir che non è solo,
con poco gli avrai dato un grande aiuto:
lo avrai fatto sentire benvoluto
e si scioglierà finalmente nel pianto 
che come un macigno si portava dentro. 
 
L'Aquila, 6 aprile 2010

TRE E TRENTADUE

Sei aprile duemilanove, 
un boato e tutto è cambiato:
come i sassi delle case
il mondo addosso ci è crollato!
Gli orologi saltati dal muro
al volere della terra si sono inchinati
a ricordar per sempre che il prima
si è fermato a quel momento
e il dopo appena iniziato
ci avrebbe dato
un futuro di tormento.
 
Risuonava nell'aere il campanone
Seguendo il ritmo dell'oscillazione
Trillavan gli allarmi a quel ladro
Che apriva le porte senza mani
Latravano i cani
Gridavano gli umani,
piangevano e già invocavano
l'intercessione di quei pezzettini di cuore
che già da questo mondo erano fuori.
 
Polvere bianca la nostra gola ingoiava,
di sassi e sangue la terra si nutriva
e quando ha finito il suo pasto
il disastro!
Pianti, grida strazianti,
flebili lamenti o attoniti silenzi
di fronte a quei sassi
scagliati sui nostri sogni fatti a pezzi.
 
Già!
Che ne sarà di noi?
Se siamo vivi ringraziamo il cielo
Che non ci ha avvolto col suo velo nero
Ma ora?
Che ne sarà del nostro futuro?
Di quello delle nostre creature?
Da dove, noi che siam rimasti,
muoveremo di nuovo i primi passi?
 
Più forte delle nostre forze, 
la sorte!
Tutti stiamo a pezzi,
ci sentiamo persi,
diversi.
Nei nostri occhi lontani,
c'è lo sguardo di chi
non riesce a guardare lontano.
 
Solo l'amore di chi ci sta vicino,
può darci la forza
di tornare a volare.
Grazie!

A M O R E

Alle persone che si sono adoperate con dedizione, discrezione ed umiltà nei confronti del popolo aquilano, vorrei dedicare un breve acrostico: 
 
 
Amore, è la luce del fascino interiore:
Misteriosa e soffusa, ma calda e soave,
Oasi di pace, oblio dal dolore
Ricordo struggente di dolci momenti,
Esile e forte, eterno principio di vita, l'AMORE
 

GLI OCCHI DI UNA DONNA

Occhi di bimba
rotondi e così disarmanti
perché ingenui
ed aperti alla vita.

Occhi di donna
ridenti e così disarmanti
perché innamorati e riamati.

Occhi di madre
che irradian calore
quando veglian sul bimbo che dorme
e lo stringono al cuore.

Occhi di nonna
profondi e solcati
da tanti ricordi
e da qualche rimpianto.
Occhi!
Occhi che parlan di fatti salienti
e son lo specchio di sentimenti
non esprimibili altrimenti.

Per contattare direttamente l'autrice scrivi a mariaritacol@hotmail.com