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Mestrone Roberto: nasce a Udine nel 1946.
Risiede in un piccolo paese della Lunigiana (Toscana) fino al termine degli studi e si stabilisce poi definitivamente in Piemonte, ove per oltre un trentennio lavora in Aziende del settore automobilistico.
Ama da sempre la Poesia, ma durante il periodo dell'attività lavorativa riesce a comporre versi soltanto in modo disordinato e saltuario.
Attualmente in pensione dedica – da circa due anni - molto del suo tempo a comporre versi, ottenendo lusinghiere affermazioni tra le quali spiccano i due primi premi (2008-2009) al Concorso “Città di Civitavecchia” nella Sezione sonetto classico, due primi premi ai Concorsi “Voci 2009” e “Voci 2010'' di Mestre, un primo premio al Concorso “Il Dolce Stil Eterno” 2008 (riservato rigorosamente ai cultori della poesia in metrica) e altri ancora.
Numerosi inoltre sono i secondi, terzi premi, menzioni speciali e segnalazioni ricevuti.
Cantore del malessere esistenziale, esalta la fragilità dell'uomo e i suoi affannosi tentativi di riafferrare l'amore perduto o di riscattare ombre di dignità.
Predilige i componimenti in metrica e rima ed i sonetti sono il suo punto di forza.
Compone anche haiku . E' inserito tra i soci di alcuni importanti sodalizi culturali nazionali e sue opere risultano presenti in numerose antologie poetiche. 



Per i lettori di Carta e Penna ha scelto:

L' ULTIMA ESTATE

Scende la neve e sfiora, coi suoi fiocchi,
il viso tuo che al sole, solo ieri,
con un sorriso mi rapiva gli occhi
e riscaldava gelidi pensieri. 
 
Una campana alzando i suoi rintocchi 
carezza, mentre parti, i desideri 
lasciati su una strada senza sbocchi,
che muore dove iniziano i sentieri
 
di fragili illusioni sgangherate
appese al mio aquilone che ora giace.
Mi manca il caldo abbraccio dell'estate
 
con te vicina, e questo amor fugace
rincorre, sulle spiagge addormentate,
i sogni di due cuori senza pace.
 
 

LA NOSTRA SPIAGGIA

Complice luna, il tenue tuo chiarore 
par suggerire, alla compagna schiva, 
di abbandonar lo scoglio del pudore: 
la brezza del piacere la ravviva, 
 
mi stringe a sé, si tuffa dentro il cuore.
Quando l'ultimo abbraccio giunge a riva
con l'onde ardenti ed ebbre dell'amore, 
son caldi, come panni all'afa estiva,
 
i nostri corpi... e tace la riviera.
Carezzo dolcemente i suoi capelli
che tingono d'argento la mia sera,
 
li cingo come fragili gioielli,
poi sfuggono a una coccola leggera 
sciogliendo al vento i riccioli ribelli.
 
 

SOSPIRARE INSIEME

Occhi color del cielo,
lampi di tenerezza
celati sotto un velo
dipinto di tristezza.
 
Quanto ti voglio bene
lo sa solo il mio cuore
che scansa le sue pene
sconfitte dal tuo amore.
 
Ho chiuso amare pagine 
coprendole d'oblio,
scomparsa è la voragine
aperta da un addio.
 
Ora dolci pensieri
cavalcano un incanto:
in me sei nata ieri
e già ti sogno accanto
 
che abbracci con passione
il corpo mio che freme
cogliendo l'emozione
di sospirare insieme.
 

UN FASCIO DI TRISTEZZA

Non l'ha inghiottito il fuoco del camino,
sul tavolo il biglietto ancora giace:
'' Ti lascio!....” Fu la fine, e quel mattino
conobbe il triste esilio la mia pace.
 
L'odor della tua pelle, come brace,
tien vivo il focolare dentro il cuore
che scende nel silenzio, e il corpo tace...
scalando un'altra notte senza amore.
 
Nel fiume amaro e in piena del dolore
annega la gaiezza ch'era in festa:
del soffice cespuglio di calore
un fascio di tristezza solo resta.
 
Mentre rovisto dentro l'ampia cesta 
dei miei ricordi sento che la sera
con una brezza dispettosa arresta
il passo alato della primavera...
 
E con quel vento fugge la chimera
d'incatenar la mano del destino
ergendo ai folli inganni una barriera
e stringere il tuo corpo a me vicino. 


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