Bruno Anna: nata a Marigliano(NA) il 29/08/1953, Insegnante elementare in servizio presso il II Circolo Didattico di Somma Vesuviana Ha partecipato a diversi concorsi letteraria ottenendo molti riconoscimenti:
Anno 2001 Premio di Poesia “Città di Foligno”:3°premio per “La speranza del mondo bambino”; III ed.Premio “Tre Ville”Treviglio (BG):2° premio sez. Narrativa per ragazzi per il romanzo “Lo spettro per tesoro”; IV ed. Premio Peltuinum:finalista pari merito per il racconto “Madri”; Premio Bufalino:2° classificata per la silloge di racconti”Andrea,Susy e gli altri”; XI ed.Premio Letterario Int. “Città di Pomezia”:2° premio per la fiaba”Chiara,Spigadoro e Cruscolina”con pubblicazione;
ANNO 2002 VI ed.Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Spazio donna”2002 (Striano):seconda classificata con la poesia “Ai miei figli”; III ed.Premio Letterario Nazionale A.D.I.:prima classificata con la poesia”Tempo di fanciulli alle fontane”; II ed.”Napoli Cultural Classic”:Premio per la Poesia; X ed. Premio Campania:3° premio Silloge “Zavorra” IV ed. Premio Internazionale “La Piazzetta”: 1° Premio ex aequo Silloge”Dilagano le parole…”
ANNO 2003 VII ed. Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Spazio Donna” 2003 (Striano):prima classificata con la poesia “Ignoravi,Florida…”; XXXIII ed. Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Primavera Strianese”:seconda classificata con la poesia “Volo d'Angeli”; VI ed.Premio Nazionale “Peltuinum”(Prata d'Ansidonia):finalista pari merito con la poesia “Da Berlino …a Betlemme”; Premio Letterario Internazionale “Città di Pomezia”:terzo posto ex aequo con la silloge”Rotola ,tra le rime ,la pietra”; VII Concorso “Il Saggio-Città di Eboli”:targa d'argento alla poesia “Nella conta del tempo che conta”; IV concorso “Massimo d'Azeglio” di Barletta:prima classificata con la poesia “Padri diversi”; XI ed.Premio Campania :prima classificata con la silloge “La memoria del mondo”; IV ed.Premio Internazionale “Tra le parole e l'infinito”(Caivano):premio della critica sez.Narrativa
ANNO 2004 VIII ed. Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Spazio Donna”2004 (Striano):terza classificata con la poesia “Sposa bambina”; III Concorso internazionale “Il Saggio”Città di Eboli:terza classificata sez.poesia a quattro mani; Premio Nazionale di Poesia “Le Pieridi”:terza classificata con la poesia “Tempo di stelle cadenti”; XXII ed.Premio Nazionale di Poesia “AECLANUM”:medaglia d'oro per silloge inedita; V Concorso “Massimo d'Azeglio”di Barletta:prima class. con la poesia”Strage degli innocenti”; XXX ed.Premio “Città di Pompei”:premio speciale sez.silloge poesia religiosa; XII ed.Premio Campania:seconda classificata con la poesia “Strage degli innocenti” VIII concorso di narrativa “Akery”:terza class.sez. racconto fantastico.
Insegnante elementare da oltre un trentennio va dedicando le sue energie alla poesia ed alla narrativa,ricevendo consensi e gratificazioni. Consigliere dell'Associazione NapoliCulturalClassic per la scrittura e la promozione culturale;membro di giurie in concorsi di poesia e narrativa;collaboratrice di Notiziari culturali.Libro edito:”La memoria del mondo” silloge di poesie (pubblicazione premio)
Per i navigatori di Carta e Penna presenta alcune poesie:
ALZI PER ME LA TENDA…
A mia figlia lontana
Alzi per me la tenda sulla neve che t'ha colmato la tazza del risveglio; cauta la reggi e intanto sorseggi… la piazza che soggiace scolpita nell'ultimo moto di vita che sussulto le ha dato. Altro sorso…il corso ancor dorme e son poche le orme e nervose, racchiuse in linea deforme. Un sorso ancora …e con falcate d'ali insegui fino al cielo cattedrali. Ha respiro di gelo Aachen, ma di Natale ha concerti nel cuore e le note converte in scintille sul palco innevato.Qui invece, l'autunno è inciampato e s'attarda nella vigna, incurante dell'inverno che ghigna, in agguato. Spavaldo,uno stormo disdegna la fuga e una ruga disegna tra garriti stridenti. Tutto ciò tu non senti e non vedi, ma è trascorso riposto a cui sempre puoi andare tra una tazza e l'altra da sorseggiare.
DI NUOVO IL PÈRIPLO DEL GIORNO…
A mia figlia lontana
Brillanta il mare la luna senz'alcova e briosa scova, tra barriere e scogli, l'eterno anfanare dell'onda raminga che si gonfia, qual spumosa meringa, s'immerletta e al lido mira,voluttuosa : fremente vi si adagia,amante e sposa. Nel cilindro del Mago, mai pago d'illusioni e giochi, scocca l'eterna scintilla e luce spilla. Su stelle disseminate a spaglio, s'apre a ventaglio l'alba ed il vascello prende l'abbrìvo dalla dàrsena che ogni volta l'inghiotte nello spasmo vivo della notte. Di nuovo il pèriplo del giorno allo storno delle ore si spinge ma più non è sfinge l'oriente al tuo occhio fremente che il cielo indaga e l'onda spia. Tutto t'appare come vuoi che sia s'eppur il vento spazia e la vela strazia: è tempo di sirene ammaliatrici ma ciò che nel tuo dir mi dici, oh figlia,io lo comprendo e svendo ogni altro sogno accarezzato per esser onda che docile asseconda e nel proceder suo rifugge il fato.
LA POMPEI DEI SEPOLTI DEI
La Pompei dei sepolti dèi ha incipriato di polvere antica il volto scavato e a braccia conserte le inferte ferite ostenta al Tempo che indomito tenta rovinose sortite: splenetico s'aggira nella domus cieca e bieco mira il profilo svuotato dei Lari, dèi disertori d'altari, rèi d'ignominioso abbandono nell'ora del tuono che infrange e frantuma. Iside nel sacello ridotta in frammenti per il tempio spoglio a lamenti affida il cordoglio. Per l'edicola vuota chiede venia la bendata Fortuna fomite di discordia, tra indomite sorti vagando. Più fuoco non arde nel sacro braciere di Vesta soffocato da insorto fantasma che brucia e appesta e che sferra attacchi alla terra. Prefiche in gramaglie dalle aperte faglie scantonano e con lamento dimorano il vento in cerca d'antiche are su cui deporre l'eterno requiare. Erra Cerere in cerca di biada perché il cocchio del sole da tempo in ginocchio riprenda la strada E Venere che di cenere s'è vista per millenni ammantare, nell'alcova del Tempo l'armonioso profilo ritrova tra lastre incise di marmi e papiri rigonfi di carmi e severa elargisce alle Ore il mistero di ciò ch'è finito e non muore.
MONTE SOMMA
Così da presso m'è assiso il Monte e tanto all'orizzonte toglie,che l'occhio appena coglie la sua presenza antica. E me lo scopro nel cuore disteso, offeso da nebbia nemica che cela: non più su tela m'appare dipinto, ma biancume indistinto. E mi manca la sagoma stanca sovrastante con posa sorniona la valle accattona che questua riparo, ma affonda radici a un tiro di fionda da un amaro presagio: intesa germana tra Vesuvio ch'erutta e Monte che frana! Il vento sfilaccia la bruma e svela la cima che fuma manciata di cirri, il drappeggio di solchi profondi che pianto di fuoco ha scavato e l'oltraggio dell'uomo nel fianco straziato! L'aria tersa smeriglia di verde e lo sguardo s'assottiglia e si perde fin oltre le Mura tra sentieri percorsi d'ancestrali speranze, battuti da moniti di paura. Il Tempo stringe questa terra segnata, figlia dell'ignoranza,orfana rassegnata! Sciorina lenzuola di silenzi la sera e stelle a preghiera la notte sgrana sull'ultimo volo della poiana.
NELLA CONTA DEL TEMPO CHE CONTA
Nella conta del tempo che conta,arranca una pendola stanca segnando le ore a rilento,e ancora ogni volta la sento quando stacco una stella-ricordo dal mio firmamento. Con stupore di bimba ai suoi piedi,presa d'incanto,m'accuccio, e in quel cantuccio con voce stonata ancor canto. Troneggiava un lettone dal copriletto d'organza nella grande unica stanza affollata di cose e trascorsi, e pesanti silenzi,perché zia Consiglia da sempre taceva, e coperti orizzonti,per zia Mariuccia che quasi più non vedeva. Se s'incappuccia la mente,scorribanda mi prende tra mobili tarlati, vecchi quadri di giovani soldati,foto di fanti e maniglie ciondolanti. Prigioniera di Famiglia Cristiana,Maria Stuarda subiva la storia maltrattata con boria dalla gretta e meschina Elisabetta. E lo scrittoio m'attendeva sovrano con la scranna,lì “apposta per Anna” che mi faceva regina,scrittrice,poetessa,con tra le mani un libricino da messa. Sul troppo alto cassettone,lasciava per me cadere cose buone un Angelo di passaggio e per esse pagavo il pedaggio in volteggi da ballerina su note d'accordo che più non ricordo. Era il mio magico specchio la cristalliera col lungo cassetto aperto che faceva da letto se le zie sapevo in fuga di pensieri davanti a mai spenti ceri. Ed ancora l'odore mi punge e m'accarezza e di certezza m'inonda quando improvviso si fionda da uno spiraglio di chiesa che attende paziente la resa. Nella conta del tempo che conta una pendola stanca ancor mi racconta…
Poesia premiata con targa d'argento al concorso”Il Saggio-Città di Eboli”
PADRI DIVERSI
Eri prodiga mano di semi per zolla rimossa fremente, passo prudente tra piantine occhieggianti e timoroso a spiare i santi con preghiere incerte tra panche deserte in tempi d'effimere tregue. Eri sguardo di rugiada al mattino, carezza radente per spighe che strappa promesse a coperti orizzonti. Per loglio invadente eri dita robuste e gesto brutale per locuste voraci. Eri abbraccio stracolmo al raccolto, sorriso sornione chè di grano vedeva già piena la botte, e lucerna,di notte,nel tempo d'attesa. Pietra angolare pur con le spalle cascanti, segnavi di un fischio il tramonto per quel destino errabondo che forse mirava lo stesso tuo fuoco. Avaro di semi,tuo figlio,di passi,di sguardi… Ha dita sottili e garbati gesti, ma perso ha il ricordo dei sapienti innesti e del maggese che premia le attese. Al bacio non è volto pungente e silenzi non ha che giungano al cuore. Hanno infierito gli eventi e a crolli imminenti la pietra incrinata s'appresta: laddove sostavi sicuro, ora è un semplice muro di cartapesta.
Poesia I classificata al Premio “Massimo D'Azeglio” di Barletta ed.2003
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