Piotto Rino: insegnante di scuola media, collabora da una trentina di anni con "IL GAZZETTINO" di Venezia, seguendo in particolare la squadra di calcio del Cittadella (PD) che milita nel campionato di B.
Gli piace viaggiare e scrivere le sensazioni che prova a contatto con realtà nuove e lontane, in particolare seguendo i missionari nel Terzo Mondo. Oltre a racconti e poesie, inserite su varie riviste e antologie letterarie, ha pubblicato nel 2002 il libro "Canti di Primavera" (Nicola Calabria Editore) sui Maya del Guatemala. Nel 2004 ha pubblicato "Canti del Nuovo Mondo" (Edizioni del Leone – Spinea-) sui Guaranì del Parana ed altri racconti sull’America Latina con varie recensioni. Nel 2005, a seguito di un viaggio nel Congo del 2003, ha pubblicato "Progetto Tshumbe-Congo" (Edizioni del Leone –Spinea-). Nel 2007 ha publicato "Le Sabbie nel deserto" (Tipografia Sartore Fontaniva) ed un Trittico per la Pace in 6 lingue (Edizioni Universum Trento) con il conferimento della nomina di "Ambasciatore di Pace nel Mondo". 



Con Carta e Penna ha pubblicato:

IL TUTTO E IL NULLA

Copertina libro
Rino Piotto, ex insegnante di scuola media, è nato il 7 luglio 1950 a Fontaniva (PD). Collabora da una trentina di anni con "IL GAZZETTINO" di Venezia, seguendo in particolare la squadra di calcio del Cittadella (PD) che milita nel campionato di serie B.
Oltre a racconti e poesie, inserite su varie riviste e antologie letterarie, ha pubblicato nel 2002 il libro "Canti di Primavera" (Nicola Calabria Editore), nel 2004 "Canti del Nuovo Mondo" (Edizioni del Leone  Spinea), nel 2005 "Progetto Tshumbe-Congo" (Edizioni del Leone) e "Progetto Uomo Nuovo" (Edizioni Universum Trento), nel 2007 "Le Sabbie nel deserto" (Tipografia Sartore Fontaniva) ed un Trittico per la Pace in sei lingue (Edizioni Universum) con il conferimento della nomina di "Ambasciatore di Pace nel Mondo".

"VAI CIANO: MURI E TASI!" LA VITA TRASFORMATA

Copertina libro

Dalla presentazione dell'autore: "La VITA, come l'intero Universo che sta gemendo le doglie del parto (per dirla con San Paolo), è in continua trasformazione. Come cambia il mondo lo si può osservare ad esempio dagli attuali sconvolgimenti climatici, che hanno fatto scomparire le classiche "quattro stagioni" studiate quando eravamo bambini alle Elementari. Sembra che il cambiamento negli ultimi secoli abbia preso una velocità progressivamente accelerata e tecnologicamente disumanizzante, per cui chissà dove andremo a finire. In questo racconto il motivo ispiratore è Luciano Piotto, fratello di mio nonno Alessandro, che è morto nella Prima Guerra Mondiale. È anche uno spaccato di storia della famiglia "Piotto" in un periodo storico successivo alla dinastica di impronta medioevale, quando il primogenito ereditava i beni di famiglia, mentre gli altri figli "cadetti" si facevano cavalieri o preti e le donne non contavano. In questo contesto ho individuato nel mio bisnonno Giuseppe Piotto l'ultimo titolare di questa residuale pseudoinvestitura medioevale in quanto "PARON" di una campagna, quella appunto della famiglia Piotto, e capofamiglia del "gavasso" (famiglia unita, per dirla con Luciano), cioè di tutti i suoi discendenti ineccepibilmente abitanti sotto il tetto dello stesso casato."

Il libro è stato realizzato col contributo della

LA VIA DELLA SETA - SETE DI CONOSCENZA

Copertina libro
Dalla prefazione dell'autore: "Gli appunti e le riflessioni sul viaggio in Uzbekistan, che ho fatto nel settembre 2019 con l’Associazione di Volontariato Auser (Autogestione Servizi) di Cittadella, sono diventati di settimana in settimana un racconto sempre più composito grazie alla lettura di alcuni libri suggeriti dall’accompagnatore dell’agenzia di viaggio. Il testo è stato così integrato con approfondimenti storici, sia sui luoghi sia sui personaggi, e con elaborazioni personali su temi esistenziali e di attualità. Ho cercato di mantenere un sostanziale equilibrio fra le diverse componenti alternandole fra loro. Ne è sortita una sintesi, densa non solo negli aspetti cognitivi e descrittivi, che propone anche meditazioni e stuzzica la curiosità, racchiudendo in poche pagine l’essenza di un mosaico variegato. Partendo dalla “Via della Seta”, e seguendo un percorso piuttosto personale, l’obiettivo che ho voluto perseguire è una vera e propria ricerca per saziare la “Sete di Conoscenza”. Andare oltre, senza accontentarsi di quello che si è imparato, è l’imperativo categorico con la consapevolezza che l’ignoto sovrasta il limite umano. Ogni passo, però, lungo questa Via della Conoscenza, è una ricerca emozionante che rende visibile l’invisibile. L’umanità in cammino ha enormi spazi da esplorare, ed è depositaria anche di un patrimonio storico e archeologico incredibilmente dimenticato. L’armonia dell’Universo, fatta da una infinità di imperfezioni in evoluzione, è in continua trasformazione: quando non c’è equilibrio c’è dissoluzione per ricomporre una nuova esistenza. In questa dinamica il rispetto per ciascuna identità etnica deve essere il fondamento essenziale che regola i rapporti sia individuali che planetari, così come sulla Via della Seta durante i millenni c’è stata fra persone diverse la fiducia nello scambio dell’oggi perché duri anche nel domani. Quando i comportamenti degli uomini rompono l’equilibrio, andando oltre la soglia di tolleranza, vale la legge dell’Universo.


Per i lettori di Carta e Penna ha scelto:

IO INVISIBILE

“È il futuro che ci chiama, come un’onda che ci porta avanti verso un oltre che non conosciamo, ma che esiste già. La destinazione è l’immenso oceano di luce, dal quale proviene la nostra scintilla di luce divina: e verso cui ritornerà. E’ Dio”. Questa introduzione è tratta dal brano “Le Stinche”, che ho pubblicato nel maggio 2009 nel libro “Il Nulla e il Tutto” ISBN 978-88-96274-05-7 edito da Carta e Penna Torino. Il testo aggiunge: “Ogni uomo è un messaggio che Dio manda al mondo. Vive il proprio mistero in comunione con l’Universo e qui scopre l’armonia del creato ascoltando con gioia l’eco del suo canto”. Ogni creatura deriva dunque da una scintilla di luce divina, è una emanazione (figlio) di Dio, mandata nel mondo per comprendere il senso della propria esistenza scoprendo se stesso, guardandosi dentro “ascoltando con gioia l’eco del suo canto”. Un pellegrinaggio che “Ti spinge “oltre” e trovi te stesso: vera meta di un viaggio interiore che non ha confini. Nel silenzio senti la voce della tua voce e la tua energia cresce quando incontra il prossimo”.
“E’ l’ascolto la fonte di liberazione … Sacro è ciò che ci rende partecipi al disegno divino: il concreto vivente che ci fa scoprire Dio nella natura, nei fiori del prato. Non devi cercare Dio fra le mura delle cattedrali. E’ un’energia che conduce ad una comunione profonda, vibra, non vincola”.
“La fede ci invita senza paura a seguire il flusso di infinito della nostra destinazione: adesione, non scelta. Con il rischio che la accresce, con la salita, il dolore e le difficoltà che sono le prove da superare per rafforzare il proprio io che si muove verso Dio. Come ci incoraggia Papa Wojtyla: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”.
Queste riflessioni sono state ulteriormente elaborate approfondendo questa scintilla di luce divina che si materializza nel percorso della nostra esistenza terrena. Ho così definito l’io invisibile, essenza spirituale dell’uomo fortemente caratterizzata da una specifica identità, che nel luglio 2015 viene così espresso in “Vai Ciano: muri e tasi! La vita trasformata” ISBN 987-886932-045-3 edito ancora da Carta e Penna, libro incentrato sulla morte (19 settembre 1916) di Luciano Piotto, fratello di mio nonno Alessandro, durante la Prima Guerra Mondiale. “Era stato sconfitto nella battaglia, la sua partita era persa ... Le sue spoglie mortali erano diventate immobili, fredde e mute, ma il suo io invisibile incominciava a parlare più forte e più chiaro perché era stato liberato dal suo limite congenito”. “La madre affranta dal dolore di morte ebbe nel suo intimo un sussulto; un brivido le scorreva lungo la schiena dall’alto al basso con l’effetto simile ad una gioia interiore, una liberazione. Il suo Luciano era libero di volare con ali di vento nell’Infinito e sapeva molto bene dove andare perché la sua risurrezione aveva penetrato e redento la trama nascosta di questa vita. Il suo io invisibile era accanto a sua madre, che lo aveva generato nella dimensione terrena, e le dava conforto”. “Le stesse sensazioni impregnavano i sentimenti anche agli altri componenti del “gavasso” e Luciano era spiritualmente presente dappertutto e con tutti, incarnandosi in loro. Li aiutava e li incitava ad andare avanti in questo pellegrinaggio terreno, nonostante tutte le difficoltà e tutti gli errori del limite umano … Il limite congenito dell’uomo può far commettere degli errori perché la umana ragione ha il torto di voler capire “oltre”. “E’ la mente che mente, fidati del cuore!” gli suggeriva la sua luce interiore perché è la fede ispirata dall’io invisibile che sovrasta questo limite umano e riesce a comprendere oltre”. “Luciano si lasciava illuminare dalla luce interiore perché la sua scintilla di luce divina è immortale e il suo io invisibile continuava a vivere nella luce eterna mettendocela tutta per giocare bene”.”Tutte le cose in cui hai creduto con amore, compresi anche gli umani errori, saranno fatte nuove e vere perché la tua vita sarà redenta, trasformata: quella che era la tua debolezza diventerà la tua forza”. In “La Via della Seta-Sete della Conoscenza”, ISBN 978-88-6932-206-8 edito nel maggio 2020 da Carta e Penna Editore Torino, l’io invisibile entra in modo misterioso nel Grande Cilindro, o Mausoleo della Conoscenza. Le sensazioni sono simili al sogno, mentre gli effetti sono quelli della presa di coscienza di un processo di trasformazione. “Mi accorsi che emergeva dentro di me la percezione di vivere in una nuova dimensione, capivo che non ero quello di prima”.”Avevo sensazioni di scambi invisibili di energia, un sistema certamente superiore rispetto a quello della vivace ed estenuante contrattazione sulla base della mera moneta”. E ancora: ”Ricchezza vera, non apparente, quella che doni e poi ti ritorna dall’incontro sinergico con chi ne è fedele custode”.
Come in “Vai Ciano”, chi opera con amore non semina invano: “Danzano i silenzi armonie solenni, mistero incomprensibile di essenze invisibili che fanno rimbalzare nell’anima gli echi lontani della forza dell’amore di qualcuno che, in quel momento, non è vicino a te. Eppure c’è: messaggero che canta l’inno alla fedeltà”. La forza dell’io invisibile sta dunque nell’amore che supera il limite spazio-temporale e consente all’uomo di continuare la creazione divina. “Adesso che hai capito puoi immaginarti, fra giardini volanti e stelle cadenti, la tua Samarcanda: quella che non c’è perché non è mai esistita, quella che non muore perché tu la ami, quella che è solo tua e nessuno potrà mai distruggerla”. Anche il monaco buddista del V° secolo, Fa-hien, ritorna per un’altra testimonianza di saggezza: “sa trasmettere ancora un messaggio leggibile e visibile librandosi con la sua forza antigravitazionale, che decodifica quel misterioso filo di ragnatela che esce dallo scrigno del Mausoleo della Conoscenza. Il suo io invisibile infonde l’energia che guida i mortali veleggiando con il suo corpo immateriale sopra le cose del mondo sensibile, come sa fare il bimbo che nel sogno riproduce il suo tempo (passato o futuro)”. “La Conoscenza è la coscienza dell’umanità che allarga i propri confini di controllo sulle cose sensibili: trasforma l’invisibile in visibile. L’Universo è continuamente in trasformazione e ciascuna identità umana ne prende coscienza a modo suo, per cui esistono tanti universi quante sono le persone pensanti”. L’esperienza terrena dell’uomo “attraverso un percorso faticoso di gioie e di delusioni” pertanto manifesta (rende visibile) la sua identità personale (io invisibile) e sancisce il primato nella Creazione, che trova così il suo compimento: “più risplende la tua identità, che come hai capito, sta sempre al centro nell’Infinito”. 
 

PREVEZA 17 Giugno 2014

Oggi è un giorno particolare. E' un giorno dove il silenzio parla quando le parole tacciono. Voglio questo giorno senza programmi, senza obiettivi, senza essere prigioniero dei miei pensieri. Voglio un giorno di scarico dopo un ieri intenso alle Meteore e un domani con minicrociera a Paxos e Antipaxos. Dopo un pasto e un altro pasto voglio il digiuno per liberare il campo, per pulire la mente dallo stress, per liberarmi dagli altri e da me stesso. Rigenerazione.
Per questo dico no al gruppo che sta partendo per l'escursione in programma, dico no a chi va in passeggiata secondo una meta, dico no a qualsiasi obiettivo. Scarico le energie per qualsiasi lavoro, tolgo le cartucce che mirano a qualsiasi bersaglio. Non voglio essere legato a qualcosa che mi costringe e mi condiziona perché ho scelto (una volta tanto) di non scegliere. 
Voglio anch'io la mia vittoria, anche se è la vittoria di Pirro.
Guardo il cielo grigio con il sole che si nasconde fra le nuvole e mi accorgo che mi assomiglia. Ascolto il mare che sospinge incessanti le sue onde contro gli scogli e mi invita a fare progetti nuovi. E rimprovera il mio dolce naufragar a far niente.
Ascolto ancora il mare e i suoi consigli, e gli prometto che da domani mi lascerò illuminare, ma oggi faccio sciopero perché oggi voglio essere libero anche da me stesso.
E così mi stendo su un lettino al bordo della piscina per prendere un sole che non c'è. Poi mi alzo e cammino lungo la spiaggia senza una meta, senza un tempo prestabilito. E poi ritorno quasi a cerchio muovendomi all'infinito, dove non c' è il punto di partenza e quello dell'arrivo.
E ascolto il mare che mi parla con labbra di spiaggia e l'onda che bacia i confini del cielo… e mi gabello a non fare ciò che mi consiglia. Contesto tutto e tutti perché non voglio condizionamenti e mi compiaccio a non essere prigioniero di ciò che altri vorrebbero che io fossi: a non essere prigioniero neppure di me stesso.
E tutto ciò che faccio in apparenza sembra senza senso, ma per me va bene lo stesso. Anzi scopro quasi per incanto che non sono io che prendo il sole e neppure lui mi fa alcun effetto. E con grande meraviglia scopro che vivo un tempo senza una scadenza. Sto in un mondo senza confini.
 
 

GUARDO

Guardo questo cielo a nuvoloni
e so che anche oggi verso sera
scaricherà una pioggia maggiolina.
E' sempre la stessa acqua antica
che evapora e poi ricade nuova
con una ciclicità che non muore.
Io guardo queste cose del Creato
e so che sono parte della Creazione.
Vivo oggi in questo mio corpo,
che riconosco guardandomi allo specchio, 
mentre un domani tornerò 
essenza smaterializzata da questa esperienza.
Non so adesso cosa sarò,
forse parte di quei nuvoloni
che si muovono verso oriente,
oppure altro nell'ignoto dell'Universo.
Seguirò le tappe del mio destino
per comprendere il mio autentico progetto, 
consapevole di questo mio limite congenito 
che sarà diverso in altro tempo,
che non mi è adesso conosciuto.
So che io sono una creatura
che deve ringraziare il mio Creatore
e vivere ogni esperienza concessa
utilizzando il dono della mia libertà
per rendere ancora più bello il Creato.
 

Vento, tu sei il respiro di Dio 

Non ci può essere vento favorevole
per chi non sa dove andare.
Tu sei il progetto di te stesso
e le ali del vento ti fanno andare.
Senza progetto non c'è vento
e nella vita nulla potrai realizzare.
Lasciati illuminare dall'occhio dell'anima
e scoprirai in te un progetto divino.
La tua luce interiore è eterna
perché è una scintilla di luce divina.
REALIZZA IL TUO PROGETTO
VOLANDO SU ALI DI VENTO
SEGUENDO IL RESPIRO DI DIO.
 
 

Il Nulla non esiste 

Le foglie sempreverdi
dell'albero lungo il fiume
lodano il Creatore,
mosse dal soffio del vento.
Mentre l'albero nel deserto
spoglio nel narciso peccato,
pena il tempo dell'attesa
e le sue foglie morte
sotto l'albero della vita
marciscono portate dal vento:
letame in attesa che il Figlio
le trasformi in nuova linfa.
Vanità che brucia nel suo peccato
e svanisce nel nulla
come pula dispersa dal vento.
 
 
 

ECCOMI

Eccomi mentre varco la soglia del tuo Regno. 
 
Mi avvolgi con la luce del tuo manto,
distendi i cieli come una tenda
e mi chiami per nome con voce di vento.
 
Immobile ti guardo e sono contento.
 
Trasformi la mia vita fuori dal tempo
che mi teneva prigioniero
e dallo spazio che mi limitava.
 
Dalla nascita alla tua chiamata
tutto è raccolto in un solo momento.
 
Mi hai fatto un uomo nuovo
e mi è chiaro il tuo progetto nel mondo:
che tu hai realizzato e son io il tuo strumento.
 
Hai impresso il bel suono alla mia vita 
che a te ha levato il mio umile canto
nato dal cuore con voce silente
nel tempo della gioia e nel tempo del dolore.
 
Lieve è sempre stato il mio passo 
che tu hai condotto sul mio sentiero
 illuminato dalla tua viva luce.
Leggero il peso degli affanni 
e le spine indolori con il tuo sollievo.
 
Ora sto oltre il traguardo e bella è la tua meta
e le opere che hai realizzato.
Io penna del tuo libro, io segno visibile del tuo volto
che al mondo hai voluto mantenere invisibile.
 
Ed ora contemplo la luce del tuo volto
e mi compiaccio nel vedere il suo riflesso
che dona sollievo a quanti sulla Terra 
seguono l'esempio del tuo immenso Amore.
 
 

Tharros 

Tharros, figlio del vento,
plasmato da un padre irruento
che soffia da nord-ovest
con forza maestrale.
La madre è tranquilla
adagiata sulla baia di controsponda
sta quasi sempre senza vento
e muove soltanto l'onda
quando lo scirocco sale.
 
Per questo i primi visitatori fenici
ti allevarono con grande cura
per scambi con merci e nutrici,
per coltivare la terra feconda
e ripartire poi carichi e felici.
Crescesti, Tharros, coi punici eredi
che su pietre squadrate di roccia
innalzarono are e colonne
popolarono villaggi vicino alle spiagge
e diedero vita a sacrali riti e feste.
 
Poi i romani le piazze
cardini e decumani lastricarono
scavando canali per acquedotti
e riscaldando acque per le terme.
Splendore fiorì in Tharros latina
di arpe e canti d'Ellade impressi
e concerti soffiati dal vento
e rituali rupestri, statuali e mesti,
a patrizi e plebei indistinti connessi.
 
La vita che venne dal mare
dai venti sospinta e pasciuta
a Tharros poi venne rapita.
Pirati! ancora dal mare
rapaci ricchezza a saccheggio
i templi svuotaron e le are.
Monili e preziosi nelle tombe
agli avi sacrileghi violaron.
 
I figli del vento di Tharros
– allibiti ed indifesi –
subiron violenze ed oltraggio.
Lasciaron i resti di Tharros
lasciaron alla forza dei venti
coltre di velo pietoso coprire.
Nei secoli immobile rimase
sotto una collina sepolcrale
la millenaria storia di Tharros.
 
 

In questo tempo stanco

Questo tempo stanco
obnubila la vista alla luce,
insipida fa la bocca al sale e
sordo il suono della tua voce.
 
In questo tempo stanco
triste è il cielo grigio,
ovattata la terra prigioniera
di gente sazia senza speranza.
 
A questo tempo stanco
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . io ora mi ribello.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
 

Capire l'Uomo

Capire l'uomo, gli uomini, l'umanità:
l'uomo che cambia e fa fatica a capire se stesso;
gli uomini che si ingannano per propri interessi;
l'umanità schiava della lotta fra il Bene ed il Male.
 
Capire chi comanda in nome di grandi ideali
di pace, di giustizia e di democrazia.
Anche i nostri muoiono a Nassiriya.
 
Capire chi informa sulle cose del mondo
e scoprire che giudicare altri mondi è impossibile;
scoprire che le notizie sono selezionate per convenienza.
 
Sciiti, sunniti, curdi in Iraq;
hutu, tutsi e lotte tribali nel terzo mondo:
sono misteri che altri mondi non possono capire.
 
Nel nome di grandi ideali di democrazia
scopri poi che si cela l'ingordigia atavica:
il gioco è mero disegno di chi è più potente.
Il forestiero non risolve i problemi dei nativi.
 
. Giochi al massacro si ripetono da millenni
nell'eterna lotta fra il Bene ed il Male.
Soldati di Nassiriya tornate alle vostre case!
     
 

È nata la Speranza

Una stella illuminò la notte
ed Egli nacque per portare la pace.
 
Nacque in un mondo in lotta
e fu segno di contraddizione.
 
Accese gli animi alla Giustizia,
ma i giusti finirono nel sangue.
 
I martiri ammaestrarono il mondo
muti in catacombe e sugli altari.
 
La giustizia non fu dei potenti
ma nacque la pace nei cuori.
 
Sulla terra si consumarono orrori
e la Speranza illuminò le genti.



Vivo in Te Amore

Quando l'Universo ammiro
e le meraviglie di tutto il Creato
illuminano d'immenso l'anima mia,
riconosco anche Te suo Creatore.
 
Contemplo in tutte queste meraviglie
la tua mano che pennella il tempo
e dipinge a colori gli spazi infiniti:
le mostri all'uomo che hai posto sovrano.
 
Il mio umano limite congenito
solo una piccola parte vede e ode:
ci sono voci che l'orecchio non ascolta,
ci sono colori che il mio occhio non vede.
 
L'anima mia riconosce Te Creatore
e le tue bellezze risuonano nel mio cuore:
m'è dolce il naufragar nel tuo eterno Amore,
respiro incantato nel tuo Spirito infinito.
 
 

Cuore di Indio

Se dovessi rinascere un dì
vorrei rinascere in una aldeia
Guaranì o Kaingang fa lo stesso.
 
Vorrei avere la vostra faccia
bruciata dal sole dei tropici
e ornata con piume colorate
che sorridono al soffio del vento.
 
Vorrei avere un cuore generoso
pieno di semplicità ed allegria,
come il vostro che è felice con niente.
  
 

Antiche e nuove schiavitù

Veleggiavan velieri pirati
dalle colonie alla madrepatria.
 
Schiavi dall'Angola alla Bahia
saccheggi d'uomini e di preziosi
vergogna del bianco predator.
 
Indipendenza ai popoli d'Africa
con imposti autoctoni corrotti
per traffici più coperti e vili:
mascherata e mediatica schiavitù.
 
Alle vecchie e nuove rapine
vien coniato novello linguaggio:
cosi detto “debito del terzo mondo”.
 
 

Un Cantico Nuovo

Arrivammo dopo un lungo viaggio
sradicati dalle nostre terre d'Angola
schiavi nel nuovo mondo di Bahia.
 
Ci sedemmo esausti sui nostri tamburi
silenti ascoltavamo il nostro cuore
piangevamo senza lacrime e senza voce.
 
Sollevando le palme aperte al cielo
pregavamo un Dio sconosciuto
perché eravamo abbandonati da tutti.
 
Ci coccolavano i messaggi del vento
che lenivano la nostra sete e la fame
quando d'incanto udimmo un segnale.
 
Sul tamburo piombò un cocco di palma
il suo suono ci diede nuova energia
i nostri cuori riempì di grande gioia.
 
Intonammo un cantico nuovo
al Signore che ci aveva ascoltati
e lodammo le sue meraviglie.
 
Battemmo i tamburi con le nude mani 
ed i piedi stanchi sulla terra nuova
e la voce riprese col soffio del vento.
 
Lodiamo il Signore per le sue meraviglie
dal niente con Lui abbiamo ogni cosa
sorrisi e canzoni son nati dal cuore.
 
Ringraziamo il Signore per tutte le cose
che ci ha offerto dal niente
offriamo gli inni di un cantico nuovo.
 

Viaggio sulla spiaggia 

Forse era l'Alba o forse l'Aurora
Le navi al largo erano disposte
Per l'ordine a muovere ogni cosa
Giunta da Oriente e da Occidente.
 
Confuso cammino sulla spiaggia
Intorno m'illumina il silenzio
Ritmato dallo sbatter dell'onda
Che corrode castelli di sabbia
 
Costruiti per gioco dai bambini
Che dicevano “questo è mio”.
Ritornano ancora sabbia:
Una cosa che a nessuno appartiene.
 
Una cosa del tutto che già era
E l'onda plasma nelle menti:
Progetti o sogni che divengono
Oltre la tela dell'effimero tempo.
 
Pescando da quello passato
Dal presente e da quello futuro
Ed anche dai sogni mai veri
Tutto si fonde nella Storia
 
Eterna perché fuori dal tempo.
Passano le onde e così ogni sera.
Resta il Mare, resta la Memoria:
Tutto è compreso dove si spera.