Foto profilo

Lo Bianco Lucia: è nata il 27 maggio 1965 a Palermo. E' laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne con specializzazione in inglese. Dal 1993 insegna lingua e letteratura inglese al liceo. Dal 2002 al 2007 ricopre pure la cattedra di Lingua e traduzione Inglese presso L’Università di Palermo. Nel 2009 consegue presso la Leeds Metropolitan University un Master of Arts in Professional Development for Language Education. La vera fonte di ispirazione di Lucia Lo Bianco sono i rapporti umani, l’impegno quotidiano a valorizzare gli incontri, il valore delle piccole cose, la corsa, i rapporti familiari, le difficoltà del vivere, il tempo e il viaggio come metafora e simbolo dell’esistenza. Nel 2020 diviene Co-Fondatrice di WikiPoesia. Ha pubblicato tre sillogi di poesie e diverse antologie “Le Ali ai Piedi”, 2013; “Un lungo viaggio”, 2014; “Il Faro”, 2015; “Il Silenzio del Tempo”, 2017. Numerose sue poesie sono state selezionate per concorsi letterari e si è classificata ai primi posti in numerosi e prestigiosi premi nazionali ed internazionali tra cui nel corso del 2019:
1. Prima classificata al Concorso “Il Club dei Poeti”, Melegnano (MI);
2. Prima classificata al Premio di Poesia “Roberto il Guiscardo” di Nicotera (VV);
3. Prima classificata al Premio per l’Area dello Stretto “Dott. Domenico Smorto” Reggio Calabria;
4. Prima classificata al Concorso Letterario, sezione di poesia a tema libero, indetto dall'ACED (Associazione Cultura e Dialetti) con sede a Bagnara Calabra (RC);
5. Terza classificata al concorso “Dacia Maraini” VIIIa edizione 2019 di Calascibetta (EN); 
6. Terza classificata alla Xa edizione del Premio d’Arte e Letteratura “Domus Artis Mater” di Caserta;
 
E nel 2020
1. Prima classificata sezione Europa – Poesia in inglese al Premio Internazionale di Poesia “Delia – Città di Bova Marina” XXVa edizione;
2. Seconda classificata sezione Poesia Italiana al Premio Internazionale di Poesia “Delia – Città di Bova Marina” XXVa edizione;
3. Seconda classificata per la sezione Narrativa alla VII^ Edizione del Premio Letterario Nazionale “Memorial Vallavanti Rondoni”
4. Prima classificata al Premio “San Gerardo Maiella” 2020 – Sezione Narrativa e Premio della Critica per la Sezione Poesia.
5. Prima classificata per la Sezione Poesia Inedita al Terzo Premio artistico letterario nazionale “Persephone, Fiori di Poesia”
6. Terza classificata alla 5° Edizione del Premio Internazionale Thrinakìa - Sezione Poesia – Catania
7. Seconda Classificata per Sezione Poesia Inedita alla Prima Edizione del "Premio Solstizio d’Estate – San Giovanni Valdarno" organizzata dal “Giglio Blu” di Firenze – ONLUS 
8. Seconda Classificata nella Sez. A – Poesia in lingua italiana a tema libero del Concorso Internazionale di Poesia “Mara Del Duca” di Perugia – Ia edizione.
9. Finalista selezionata per la Raccolta Antologica “Racconti R come Romance 2020” (Collana come Romance – Edizioni del Loggione).
10. Autore selezionato per l’antologia poetica “SCRIVENDO 2020” e per l’antologia “SCRIVENDO RACCONTI 2020”
11. Poeta vincitore per le Sezioni A Poesie Inedite e B Racconti Brevi al Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea – VIII EDIZIONE bandito dalla casa editrice LAURA CAPONE EDITORE 
12. Prima classificata per la Sezione Poesia Inedita al Premio "Corpo di donna, Donne eccezionali” – Martina Franca (Taranto)
13. Terza classificata nella sezione “Racconto Inedito” alla VII° edizione del Premio Letterario Nazionale Bukowski di Viareggio (LU) con “Le Donne lo dicono” Motivazione: “Per aver fatto scorrere nel racconto con perizia scritturale la sequenza di un incontro che, inizialmente fiducioso, porta al tragico finale.” 
14. Prima assoluta alla XII° Edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Giugno di San Vigilio”, organizzato dall’Associazione Culturale “Sperimentiamo Arte Musica e Teatro” di Roma. 
15. Prima classificata al Concorso di poesia Viaggi di versi XVa edizione bandito dalla casa editrice Pagine; 
16. Prima classificata nella sezione Racconti in lingua italiana e terza classificata nella sezione Poesia in lingua italiana alla XXIIIa edizione del Premio “Alessio di Giovanni” di Raffadali (AG). 
17. Prima classificata nella sezione Poesia in lingua italiana alla 2° edizione del Premio Letterario Nazionale “Associazione Culturale Teseo” 2020 di Milazzo (ME) e seconda classificata nella sezione Racconto breve. 
18. Vincitrice, per la sezione Racconti, del Concorso “Nessuno legge racconti e Poesie” con pubblicazione del racconto “Ti aspetto dentro i Fiori” sulla 10° uscita del blog nessunolegge.wordpress.com; 
19. Seconda classificata per la Narrativa Inedita all’VIII Edizione del Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa “Le Grazie, Porto Venere La Baia dell’Arte”; 
20. Quarta classificata al Concorso Letterario “Albiatum” di Albiate (MB) per la Sezione A - Poesia a tema libero: 
21. Menzione di Merito al Premio Letterario di Poesia e Narrativa Città di Arcore – VI Edizione per la Poesia; 
22. Menzione di Merito per la sezione Narrativa alla XXII Edizione del Concorso Letterario Nazionale “Tre Ville” di Treviglio (BG); 
23. Terza classificata per la Sezione “Onda Quarta” – Poesia Edita con “Il Silenzio del Tempo” al Premio Internazionale di Poesia Onde Mediterranee Tropea (VV) anno 2020; 
24. Terza classificata per la Sezione Poesia Inedita alla XIV Edizione del Premio Letterario Nazionale Giovane Holden anno 2020 di Viareggio (LU); 
25. Seconda classificata al "Premio letterario internazionale Città di Arona" – Sezione Giornalisti – organizzato dal Circolo Culturale Gian Vincenzo Omodei Zorini di Arona; 
26. Menzione d’Onore alla 1° Edizione del Premio Letterario Internazionale “Metamorfosi” Estate 2020; 
27. Diploma d’Onore alla XIV Edizione del Premio Letterario Nazionale Città di Taranto organizzato da “Le Muse Project”; 
28. Mención Especial al Concurso Internacional de Poesía “La Discriminación Racial” organizado por la “Unión Mundial de Poetas por la Paz y la Libertad” – “L’Isola Felice”; 
29. Quarta Classificata per la Sezione Poesia Inedita al PREMIO LETTERARIO "A VENTO E SOLE" 4ª Edizione 2020. Asciano (Toscana); 
30. Autore vincitore al Premio Letterario “Casa di Dante” 2020 – Ia Edizione; 
31. Terza Classificata per la Sezione Narrativa in lingua italiana alla XIX Edizione del Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Vittorio Alfieri” di Asti organizzato dall’Associazione culturale di Volontariato ONLUS “La poesia salva la vita”. 
32. Segnalazione di merito alla XVII Edizione del Premio Nazionale di Arti Letterarie “Metropoli di Torino” – Anno 2020; 
33. Terza Classificata per la Sezione Poesia e Terza classificata per la Sezione Narrativa al Concorso per Poesia e Narrativa “LAGUNANDO” 2020; 
34. Terza Classificata per la Sezione “Onda quarta: Poesia edita” con l'opera: Il silenzio del Tempo al Premio Internazionale di Poesia "Tropea: Onde Mediterranee" - XVII edizione – 2020, bandito dall’Associazione “Tropea: Onde Mediterranee” di Tropea (VV); 
35. Menzione per la Poesia Inedita e Segnalazione per la Poesia Edita alla XVI edizione 2020 del Premio Letterario IL SENTIERO DELL'ANIMA: “la poesia, una farmacia per curare l’anima” indetto con le Edizioni del Rosone di Foggia; 
36. Prima Classificata per la sezione Poesia Inedita in lingua italiana al Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Molteplici Visioni d’Amore - Cortona Città del Mondo VIII Edizione” di Cortona (AR); 
37. Prima Classificata per la Sezione Poesia a Tema Libero alla Quarta Edizione del Concorso di poesia "Fino in fondo" - 2020, promosso dall’Associazione Libero Pensiero News di Napoli e dalla Susan Komen Italia; 
38. Prima Classificata per la Sezione Poesia al Concorso Letterario Nazionale Umberto Beggi anno 2020 – Circolo della Trama Milano; 
39. Prima Classificata per la Sezione Poesia Inedita al Premio di Poesia e Narrativa “Ti Meriti un Amore” – 3° edizione 2020 – Aulla (MS); 
40. Seconda Classificata per la Sezione Poesia al Concorso Letterario Internazionale Prader Willi - X Edizione 2020 - in collaborazione con l’Associazione Culturale “Carta e Penna” di Torino; 
41. Prima Classificata per la Sezione Poesia alla 43ª edizione del Premio Letterario “Santa Margherita Ligure – Franco Delpino” 2020; 
42. Premio Finalista per la Sezione Libro Edito di Poesia all’VIII Premio Letterario Internazionale “Città di Sarzana” di Sarzana (SP); 
43. Menzione per la Sezione Poesia in Inglese al Premio Mondiale di Poesia Nosside di Reggio Calabria; 
44. Mención de Honor al Concurso Internacional de Poesía “No a la Violencia de genero” (con motivo de la conmemoración del Día Internacional para la Eliminación de la Violencia contra la Mujer, que se celebra el 25 de noviembre) organizado por la “Unión Mundial de Poetas por la Paz y la Libertad” – “L’Isola Felice; 
45. Quinta Classificata al XVI Concorso Nazionale di Poesia “Fiori d’Inverno” organizzato dall’Associazione “Dobrá Voda” di Livorno; 
46. Sesta Classificata per la Sezione Silloge di Poesia Inedita alla XIV Edizione del Premio Letterario “Città di Castello” – 2020; 
47. Prima Classificata per la Sezione Poesia a Tema: “Carezze d’Autunno” al III Concorso Artistico Letterario Internazionale “Magna Grecia Arte e Poesia” organizzato dall’Associazione Culturale “Atlantide – Centro Studi Nazionale per le Arti e la Letteratura”; 
48. Quarta Classificata per la Sezione Racconto, Quinta Classificata per la Sezione Articolo Giornalistico, Menzione d’Onore per la Sezione Poesia a Tema: “Il tempo scorre veloce….tra nostalgia, ricordi, malinconia”, Menzioni per le Sezioni Poesia Inedita e Racconto Breve, Premio Serigrafisud per la Sezione Poesia Edita al III Concorso Artistico Letterario Internazionale “Magna Grecia Arte e Poesia” organizzato dall’Associazione Culturale “Atlantide – Centro Studi Nazionale per le Arti e la Letteratura”; 
49. Prima Classificata per la Sezione Narrativa al Premio Nazionale di Lettere e Arti “Città Viva” 2020 di Ostuni (BR).



Con Carta e Penna ha pubblicato:

SONO UNA BARCA

Copertina libro Dalla prefazione di Roberta Mezzabarba:
Scorrendo le liriche di questa mirabile raccolta poetica in cui già il titolo Sono una barca segna un percorso, la salsedine dell’amata Trinacria vi sfiorerà la pelle, la sabbia si insinuerà nelle vostre scarpe della domenica e lo sciabordio del mare vi cullerà, come foste una in balia delle onde, ma non illudetevi… l’idillio che apparentemente trapela da ogni lirica, con il susseguirsi delle parole intesse strettamente un dialogo con la parte più profonda, nascosta, segreta, un viaggio nel proprio personale mondo interiore. 
 
Lucia Lo Bianco è nata il 27 maggio 1965 a Palermo. Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e con un Master of Arts in Professional Development for Language Education, dal 1993 insegna lingua e letteratura inglese al liceo. 
Poetessa, scrittrice e giornalista ha pubblicato tre sillogi di poesie “Le Ali ai Piedi”, “Il Faro” e “Il Silenzio del Tempo”. Nel 2020 è divenuta Co-Fondatrice di WikiPoesia. Numerose sue poesie e racconti sono stati selezionati per concorsi letterari e si è classificata ai primi posti in prestigiosi premi nazionali ed internazionali ottenendo riconoscimenti anche per poesie in inglese e spagnolo. 
Nel corso del 2020 con poesie, racconti ed articoli ha totalizzato più di 100 premi in tutta Italia. 
 

 


Per i lettori di Carta e Penna ha scelto:

LAMPEDUSA

Ci risvegliò un freddo mattino,
movimento leggero tra le onde,
risacca, gioco di bambini, 
calpestio sbigottito sulla sabbia.
Ci risvegliò e fu agitarsi fino al mare,
miscugli di pelle e di brandelli
e lo sbattere dei piedi sulla riva 
e ritirarsi di barche dopo l'alba.
E poi silenzio. Solo cumulo di corpi
senza forma, solo odore di
carni mal nutrite, solo capelli 
bagnati sulla fronte. 
E fu silenzio vociante in mezzo al vento
e fu lo strazio e un sipario lacerato,
suoni stridenti di ossa macerate,
orrore e sangue nascosto in fondo agli occhi.
E fu violenza, ricamata come velo
sulla fronte, tracciata a vita 
su donne senza corpo
gonfiate a forza con ventri mal nutriti.
Ci risvegliò, Lampedusa, giorno come tanti
sole caldo e crudele su quei volti
ed un barcone in un mare disumano,
senza memoria su una nave senza tempo.
 

Quei giorni di Auschwitz

Camminavamo nude
senza il mantello dell’imperatore,
leggere a rincorrere quel vento
solo compagno nel buio dei pensieri.
Ed era il gelo dell’inverno a coprire 
quegli sguardi, l’indagine crudele,
un esame, una lama netta sul destino.
Ancora adesso ho memoria di quel volto
come un coltello dritto fino al cuore 
e mi salvava il libero pensiero,
unico dono che ancora mi appartiene.
Un freddo inverno, un muro, un taglio netto
ed ogni cosa cambiava in un secondo;
un taglio netto, un’accetta che calava
e nuovi corpi sfrecciavano in un cerchio.
Ancora adesso mi appaiono quei volti, 
smorfie distorte di vecchia umanità.
Spesso ricordo le pieghe della pelle
tirata a forza su ossa ormai consunte.
Cosa rimane oggi di quei giorni?
Una vetrina, un cumulo di scarpe.
Forse camminano libere nei cieli
regno accogliente di anime disfatte.
 

L’estate come un soffio vola via

Scendeva leggera con la sua tunica bianca sfiorando l’asfalto della stradella che dalla collina portava fino al lago. Un panorama mozzafiato le si presentava offerto come un mazzo di fiori mentre il sole mattutino rendeva la superficie del lago cangiante e camaleontica. Una leggera brezza la accompagnava e la sosteneva mentre scrutava un cielo stranamente senza nuvole. Il sole appena tiepido confermava l’impressione che l’estate tardasse ancora ad arrivare in un giugno ancora umido e piovoso. 
La permanenza da sua figlia si protraeva più del previsto e la sua Sicilia le mancava nonostante continuasse a godere della bellezza dei luoghi che la ospitavano ormai da mesi. Abbadia Lariana, piccola ma attiva cittadina situata sul percorso per la Valtellina era una delizia per gli occhi abbarbicata a ridosso di una collina ai piedi della Grigna. Ridenti casette sfilavano lungo la nazionale che attraversava tutti i paesini. Sembrava quasi spuntassero dal lago che adagiato sulla sinistra venendo da Lecco placidamente custodiva i segreti degli abitanti da secoli e seguiva le loro vicende come un genitore fa con i propri figli. Tranquilli e laboriosi i lariani avevano subito i cambiamenti e le trasformazioni industriali degli ultimi decenni vedendo declinare il tasso di occupazione delle fabbriche che in passato avevano dato lavoro alla maggior parte della popolazione.
Ricordava ancora la prima volta che aveva visto Lecco accompagnando sua figlia Chiara che aveva trovato lavoro in Lombardia. Era nata e cresciuta vicino il mare ma il lago offriva scenari diversi e non disprezzabili e dopo un po’ aveva finito per apprezzarli. Le piaceva quel sapore placido di certi risvegli e gli odori tenui delle cose, dal panificio che preparava le brioches al mattino al piccolo supermercato di paese che vendeva la frutta. Aveva sempre avuto un forte spirito di adattamento e riusciva a trovare il lato positivo in ogni cosa, in ogni abitudine e consuetudine diversa dalla propria e si divertiva ad accentuare il senso del confronto con spirito critico ma mai denigratorio. Aveva sempre creduto che la diversità fosse una componente imprescindibile di cultura e si poteva solo apprendere e progredire attraverso il contrasto. Lo diceva sempre ai suoi bambini quando insegnava. La scuola! Le mancava quel contatto con gli alunni anche se alla fine aveva accettato di andare in pensione per essere più libera e stare vicina a sua figlia ma il sorriso e l’entusiasmo di quelle piccole creature lo ricordava ancora, giovani menti pronte a ricevere ogni novità e a godere con entusiasmo della bellezza. 
Quando Chiara aveva trovato casa ad Abbadia le era dispiaciuto che andasse via da Lecco, quel luogo così carico di spirito manzoniano e sì che lei non aveva amato Manzoni a scuola. Al contrario “I Promessi Sposi” le era parso da studentessa di una noia mortale e solo nella maturità l’aveva apprezzato. Abbadia però aveva finito per piacerle di più. Amava i piccoli centri dove il senso dello spirito comunitario era ancora vivo e la grande città dove si era trasferita da sposata in Sicilia le pesava ultimamente. Non reggeva più il caos e il trambusto del traffico e dopo la morte di Paolo aveva deciso di tornare nella sua Termini, pur trovandola cambiata se non addirittura peggiorata. Era stato l’inizio della sua vedovanza: sola a fare i conti col suo passato nel tentativo di ricostruirsi un presente con Chiara lontana e autonoma. Eppure preferiva così. Non era il caso di infastidire sua figlia con la sua ingombrante presenza. Quella ragazza aveva diritto pure lei alla sua vita e ormai trentenne di trovare con chi mettere su famiglia. Lei c’era e ci sarebbe stata sempre al bisogno, pronta a salire su un aereo da Palermo per raggiungerla in quel luogo di pace e tranquillità.
“Qui la vita è frenetica e difficile mamma, tu vedi tutto velato di rosa”, le diceva spesso, “la pace e la tranquillità esistono solo nella tua immaginazione. Per giungere in ufficio in tempo devo alzarmi prestissimo così da anticipare il traffico e poi d’inverno qui è pesantissimo”. Chiara le aveva raccontato di come trovasse sempre il parabrezza ricoperto da una coltre di ghiaccio nella stagione più fredda e di come ci volesse tanto tempo prima di partire. A volte doveva lasciare la macchina giù sulla nazionale perché temeva di risalire la strada ghiacciata. A Palermo questo non succedeva e neanche nella sua Termini ma si sa: ogni posto ha i suoi vantaggi e svantaggi e bisogna sicuramente adattarsi alle situazioni nuove. 
Scendendo gettò un’occhiata a sinistra al “Sentiero del Viandante” che da Abbadia percorreva verso nord fino oltre Colico “quel ramo del lago di Como” e si scoprì a osservare le campagne ben curate mentre qualche sparuto contadino si dedicava alle mucche. Molte volte aveva percorso quel tratto con Chiara, non per tutti i suoi 40 km, troppo lungo per lei, ma nel tratto solo del Comune di Abbadia. Era una passeggiata che chiedeva spesso di ripetere quando sua figlia non era troppo impegnata con il lavoro e poteva regalarle qualche minuto in più del suo tempo. Non era una escursionista ma da ragazza aveva intrapreso percorsi piuttosto duri in montagna. Era un sentiero abbastanza solitario ma adesso pareva animato da una strana attività. Girò lo sguardo e continuò a camminare. Allungando il passo poteva finire la via per Novegolo in pochi minuti e attraversata la nazionale giungere al piccolo lido dove andava spesso. Stava seduta su quella che era diventata ormai la sua panchina e leggeva di tutto. Le serviva per passare il tempo e per vivere meglio il suo presente fatto, ormai, di poche semplici gioie.
La malattia era giunta da un anno e mezzo circa. Non piano piano ma a grandi falcate e con la potenza di uno tsunami. Aveva cominciato col respirare a fatica, con lo stancarsi dopo solo pochi passi, lei che era sempre stata una gran camminatrice. Poi il problema era aumentato ed una notte, sola nel suo piccolo appartamento in Sicilia, era stata costretta ad allertare la vicina. Era stata chiamata subito un’ambulanza e una volta al Pronto Soccorso avevano insistito per trattenerla. Non era stato necessario fare esami approfonditi. La diagnosi era chiara. Liquido nella pleura, cancro. Chemioterapia subito: unica soluzione. Ecco quindi il primo ciclo di terapia. Febbre, nausea ma il respiro peggiorava. L’oncologo, molto famoso a Palermo, non riusciva a farsene una ragione. La chemio doveva fare effetto e subito: era matematico. Quel protocollo avrebbe dovuto fare diminuire il liquido e farla stare meglio. Alla fine la sua Chiara aveva insistito perché si facesse seguire a Milano e allora la terapia era stata cambiata.
Seduta sulla panchina ripensava a tutti i protocolli che il suo corpo aveva dovuto subire, all’andamento altalenante di quel nemico che aveva preso possesso di lei rimanendo uno dei suoi sostenitori più fedeli, a quei poveri organi eufemisticamente detti “vitali” che la abbandonavano ogni giorno sempre di più mentre le spaccava il cuore a metà intravedere la lacrima dietro la maschera di apparente incoraggiamento di Chiara. Chissà se sua figlia si era resa conto che da un momento all’altro tutto sarebbe svanito come polvere magica e che lei avrebbe dovuto mettere insieme i cocci di una vita spezzata nel disperato tentativo di ricostituire un quadro di insieme di quello che era stata la vita di sua madre. Soffriva al pensiero delle due case che avrebbe trovato vuote, a Palermo e a Termini dove era venuta di rado. Avrebbe accumulato vestiti e oggetti mettendo da parte solo quelle cose che rappresentavano per lei i ricordi più cari e con dolore avrebbe incaricato qualcuno di portarsi via tutto. O forse non sarebbe più tornata in Sicilia, chissà. In fondo la vita di Chiara ormai era lì.
La panchina vicino il lido la aspettava, come ogni giorno. La sua panchina che fronteggiava il lago. Osservava le poche casette dall’altra parte dello stretto braccio del ramo di Lecco. Lì il sole arrivava di meno mentre Abbadia restava assolata e illuminata più a lungo. Oliveto Lario, con la sua modesta produzione d’olio d’oliva, restava adagiato ai piedi dei monti quasi in attesa d’essere baciato da un sole avaro che lo abbandonava però presto come un amante latore di false promesse. Sicuramente con l’arrivo dei primi freddi gli abitanti uscivano solo per andare al lavoro e si ritiravano nei loro ripari al coperto per non affrontare le gelide serate. Persino ora li immaginava a rubare quelle poche ore di sole concesso per poco tempo mentre disegnavano i loro movimenti alla luce bugiarda del giorno nell’attesa della sera. 
Si sedette in panchina con la sua Jane Austen. Aveva visto il film “Ragione e Sentimento” al cinema insieme a Chiara e poi lei le aveva regalato il romanzo. Si immergeva in quelle vicende di fine settecento e in quei valori familiari d’altri tempi solo per riconoscere il ripetersi di comportamenti sempre uguali. Quelle due sorelle così intimamente legate, capaci di gioire e soffrire in un clima di assoluta empatia le richiamavano alla memoria sua sorella, la sua Jolanda. Se n’era andata via in un soffio quasi trent’anni prima lasciandole solo il ricordo delle sue mani d’oro e delle mille miracolose opere d’arte che avrebbe ancora realizzato se quel male oscuro non l’avesse rapita così presto. Povera dolce sfortunata sorella dagli occhi viola e dallo sguardo perduto dietro il suo destino!
Le casette di Oliveto Lario sembrava la stessero osservando nel turbinio dei suoi pensieri e nell’intreccio contorto dei ricordi. La sua coscienza non si riposava mai. Stava sempre lì, come un giudice severo, pronta a uscire fuori la testa e ad ammonirla stile grillo parlante. La sua vocetta stridula e fastidiosa non perdeva occasione di ricordarle il suo ruolo, una sessantenne ancora in gamba o tale sarebbe stata se il cancro non avesse deciso di farle compagnia. Non si accorse neanche della persona che già da qualche minuto le si era seduta accanto. Fu un rumore improvviso a farla sussultare. “Buongiorno”. No, non era il grillo, era una voce maschile. Si voltò. “Buongiorno”. Decise di immergersi nel libro anche se la sua solitudine era stata turbata dall’ospite accomodatosi sulla “sua” panchina. Era ancora all’inizio del romanzo, le due sorelle dovevano cercare una nuova casa dopo la morte del padre. “Vedo che le piace Jane Austen!”, “Sì, molto”. Adesso questo sconosciuto voleva iniziare conversazione. E il suo libro? Sarebbe riuscita a leggerlo in santa pace? “Io insegnavo letteratura al liceo prima di andare in pensione. Ai miei alunni però la Austen non piaceva mentre io la trovo geniale”. Ma adesso si metteva a parlare? Alla fine non avrebbe letto neanche una pagina. Andava su e giù per lo stesso rigo da dieci minuti. “In effetti la Austen non può piacere agli alunni. Sono sentimenti troppo lontani da loro, li considerano antiquati”. “Piacere! Mi chiamo Alberto”, “Annarita. Sono in pensione anch’io ed insegnavo come lei, però ai più piccoli”, “Elementare?”, “Sì”. “Lei non è di qua Annarita, vero? Ha un accento diverso”. Ancora questa storia dell’accento! Ma perché dovevano farglielo notare per forza? Le veniva voglia di sottolineare che anche lui non aveva l’accento siciliano, solo non si trovavano in Sicilia in quel momento e un siciliano non l’avrebbe fatto notare così tanto. 
“Sono siciliana, del palermitano ma sono qui da mia figlia che lavora a Lecco”. “Le piace abitare ad Abbadia?”, “Sì, mi sono adattata abbastanza bene. E’ diverso. Ritmi, colori, sapori. Ma la diversità non mi ha mai fatto paura, al contrario mi stimola”. “Anch’io sono d’origine siciliana, sa?” “Davvero? Di dove?”. “Sono arrivato qui piccolino e ho pochi ricordi. I miei genitori venivano da un paese vicino Palermo”, “Non ricorda niente?”, “No, solo immagini sfocate. Credo ci fosse una bella spiaggia e un mare limpido che vive solo nei miei sogni”, “L’immagine del mare stampata nei nostri occhi è una di quelle poche cose che nessuno ci può togliere, sa? Mi manca molto il mare”. Le mancava davvero così tanto? Dopo tutto da settimane, quando non pioveva, la sua routine non era stata altro. Casa di Chiara e lago. Lido e spiaggia. Lago e casa di Chiara. Qualche sporadica passeggiata a Lecco. Non aveva detto spesso che il lago donava tranquillità alla sua mente tormentata? Non era forse vero che i sentieri e la vista sul lago di Lecco avevano dato un tocco di acquerello a quella visita purtroppo forzata? La mattina apriva la finestra sul lago. Era il suo primo gesto, la sua ricarica per la giornata, il suo scacciapensieri. Dalla collina dove si trovava l’appartamento che la ospitava i colori le apparivano diversi ogni giorno. Proprio così! Sembrava impossibile ma quella distesa d’acqua viveva lì da millenni e forse si era pure stufata di apparire sempre uguale e desiderava cambiare vestito. A lei, dall’alto, pareva che il lago indossasse ogni giorno l’abito nuovo della festa e che la invitasse a fare altrettanto. E allora scivolava dentro la sua bella tunica bianca e scendeva ad assaporare il paesaggio dalla sua panchina. Ogni giorno un rito propiziatorio per attirare l’attenzione e la benevolenza degli dei. 
“Perché si trova qui Annarita?” Lo guardò. Aveva un aspetto abbastanza confortante. Capelli brizzolati ed un baffetto birichino ma la postura e la voce apparivano rassicuranti. Ma doveva proprio dirgli la verità? “Sono una scrittrice. Mi piace annotare impressioni per il mio romanzo”. Ma perché si era inventata quella cavolata? “Sta scrivendo un romanzo? Davvero? Ambientato dove?” Ecco adesso cosa gli avrebbe risposto? “Qui in Italia. Stare qui nel lecchese mi stimola molto. Questi posti sono molto belli”, “Sì lo credo anch’io. Mi piacerebbe sapere di più sul suo romanzo. Di che genere è?” Ora pure il genere doveva dirgli. Niente da fare! La sua tranquillità oggi era stata irrimediabilmente turbata. “E’ una storia di mistero ma devo ancora inquadrarla bene”. “E i personaggi? Prevalgono quelli femminili oppure c’è pure posto per qualche figura maschile? Mi perdoni ma mi piace molto leggere e mi diverte la possibilità che in futuro io potrei trovarmi in libreria a comprare un suo romanzo”. Pazienza! Ormai si era compromessa. Valeva la pena continuare su questa strada. “Si tratta di una storia che vede sia donne che uomini protagonisti ma la narrazione è al femminile. E’ la storia di una ragazza e del suo tentativo di dare un senso al vuoto profondo della sua vita. Per questo motivo decide di abbandonare l’Italia e recarsi all’estero. La ragazza brama nuove esperienze, desidera incontrare gente nuova lontano dalla mentalità un po’ provinciale della sua città. Ecco perché sceglie l’Europa ma le sue prospettive vorrebbero aprirsi anche ad altri continenti”. Non era forse quello che aveva sempre desiderato fare da giovane? Erano tempi diversi allora: per fortuna Chiara aveva avuto molte più opportunità. “Sembra un romanzo di formazione più che di mistero ma mi piace. Mi faccia sapere quando lo finisce. Abito più sopra in via per Linzanico”. “Certo, nessun problema. Magari possiamo riparlarne un altro giorno se viene ancora qui al Lido”. Ma perché lo aveva detto? Desiderava veramente rivederlo? “Sarebbe perfetto. Ora vado, si è fatto tardi”. La sua mano indugiava nella sua. “A presto ragazza avventurosa desiderosa di vedere il mondo. C’è una piccola parte della sua storia in ognuno di noi. Basta solo farla uscire fuori”, “Grazie. A domani”. Lo vide allontanarsi e diventare un piccolo punticino lontano.
Un altro giorno era trascorso ed era giunto il momento di risalire la collina. Tra un po’ Chiara sarebbe tornata dall’ufficio e non voleva preoccuparla non facendosi trovare a casa. Oggi era stato diverso dal solito. Conversare con Alberto l’aveva aiutata a passare il tempo e nonostante le sue iniziali ostilità era stato tutto molto piacevole. Persino il suo piccolo imbroglio, le sue invenzioni che riuscivano ora solo a farla sorridere avevano dato un tocco di varietà a quella tranquilla sosta sulla panchina. Il lago aveva ascoltato in silenzio le loro conversazioni, il suo racconto inventato perso tra realtà e finzione, senza poter intervenire per smascherarla, rivelando il lato amaro nascosto tra le righe della sua storia e la profonda tristezza che come un bimbo giocava a nascondino dentro di lei. L’ultima visita dall’oncologo la settimana scorsa aveva preferito andare da sola. Quando Chiara la accompagnava restava con l’impressione che ci fosse un codice segreto tra loro fatto di cenni e sguardi e lei alla fine non ne percepiva il senso. Una scatola chiusa di cui lei non possedeva la chiave. Ma da sola era riuscita a parlare chiaro, il medico aveva parlato chiaro. Così adesso lei sapeva e neanche la Madonnina della cappella in ospedale era riuscita a fermare le sue lacrime. Adesso però lei sapeva e c’era un piccolo angolino che conservava i mille ricordi felici del suo passato di bambina, ragazza, donna innamorata, sposa, madre. Ogni fase della sua vita sfilava davanti i suoi occhi e neanche quel brutto male nemico poteva distruggere questo immenso tesoro. Lei sapeva e aveva un sapore amaro come fiele la verità. Forse per questo si era inventata quell’altra identità. Una scrittrice! Dopo tutto avrebbe potuto esserlo davvero con tutta quella fantasia che possedeva. Lei sapeva e mentre risaliva verso casa guardando verso il lago le sembrò che anche il lago sapesse perché i suoi colori erano cambiati e da azzurro brillante adesso era diventato di un blu così intenso da affondare addirittura la notte. Lei sapeva e le campagne pronte ad accogliere l’estate imminente sembravano tristi perché anche loro sapevano che non ci sarebbe stata più, per lei, un’estate. Eppure dietro gli occhi velati di lacrime le sembrò di vederla in carne e ossa la sua estate. La osservava con tono di rimprovero quasi a ricordarle tutte quelle volte che non aveva voluto o non aveva saputo “cogliere” l’attimo fuggevole della sua estate. Lei sapeva e solo ora capiva che ogni estate arriva sempre nel fulgore dei suoi anni, in uno sfavillio di luci e ombre, ma svanisce presto come un alito di vento e come un soffio vola via.

Per contattare direttamente l'autrice scrivi a lucia.lobianco@virgilio.it