Caropreso Achille: è nato a Bologna il 26 luglio 1949. Laureato in Scienze Politiche presso l'Università degli studi di Perugia, ed in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Macerata, vive a Modena dal 1976, dopo lunga permanenza a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. E' autore di tre raccolte di poesie: “Da Via Bezzecca a Piazza Grande”, Modena 2005 - 2006 ; “Il corridoio”, Modena 2007; “A l Bacio dell' onda”, Modena 2009. Ha partecipato a vari concorsi, tra i quali: Per i lettori di Carta e Penna ha scelto: VORREI CON TE… Tornar LE MIE MARCHESobrie ma calde case AL BACIO DELL'ONDASpiaggia vedesti, L'ONDAOnda, AD UN BAMBINO SOMALOHo visto L’ADDIOÈ l’ultima LE MANINEManine alte, LA SOGLIA DEL MIO GIARDINOQui, IL PECCATOPeccato, perdono |
Con Carta e Penna ha pubblicato:
IL CORRIDOIO |
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Dlla prefazione dell'autore: Il corridoio – sempre quel corridoio in perenne penombra - è stato per alcuni anni un sogno, anzi un incubo: il luogo stretto e semibuio da me attraversato tra scaffali di libri impolverati che coprivano le intere pareti, salottini con poltrone anch’esse impolverate, di velluto sbiadito, seminascoste in grigie rientranze; così per metri e metri: avete presente le immagini di L’anno scorso a Marienbad ? (Alain Resnais, 1961)
Mano a mano che mi avviavo verso quella che ritenevo essere la fine del corridoio, iniziava, però, un disordine inspiegabile: i libri si ammucchiavano dinanzi a me, le pareti si stringevano sempre più, cumuli di mattoni mi impedivano di avanzare, e così - in mezzo a tanto disordine - non potevo raggiungere la fine del corridoio, la mèta. Un incubo, dicevo, sino a quando un amico psichiatra, al quale rivelai il frequente sogno, me ne spiegò il significato: era - quell’incubo - la reazione dell’inconscio alle frustrazioni che hanno costellato la mia vita. Che poi il benedetto corridoio fosse oniricamente ed alternativamente collocato in un austero ma decadente palazzo di Milano o Bologna, penso che al lettore non interessi più di tanto o, forse, lo comprenderà intuitivamente. In seguito al colloquio con l’amico psichiatra, quel sogno non è più tornato: definitivamente morto oppure soltanto nascosto, come un virus, non però nei gangli dell’organismo bensì in qualche meandro della psiche.
Il corridoio, quindi, come metafora della vita: un inizio, un avvio di solito luminoso e ricco di speranze. Procedendo accade che la luce si faccia flebile, spenta; giunge filtrata da scuri, tende spesse e pesanti, e più non scalda. La polvere si addensa intorno e su di noi; fortunatamente, piccoli salottini laterali consentono il riposo, offrono un sollievo alla fatica di vivere. Quando si riprende il cammino è già trascorso tanto tempo ed il corridoio è sempre più stretto; sul pavimento si accumulano oggetti di inciampo e allorché arriviamo al punto che riteniamo essere la fine del corridoio… siamo sicuri di essere arrivati proprio alla fine, alla luce, oppure è quello soltanto il punto massimo cui siamo stati capaci di giungere con le nostre povere forze?
Le poesie che seguono descrivono il corridoio della mia vita, tra luci soffuse ed ombre. Non ho altra pretesa.
L'autore ha vinto la pubblicazione di questo libro vincendo la selezione editoriale indetta dall'Ass. Cult. Carta e Penna nel 2009.
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