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Stanzione Rita: Rita Stanzione, nata a Pagani e vissuta un periodo a Milano, risiede attualmente a Roccapiemonte (SA). Docente, con alla base una formazione pedagogica, completata da studi in campo scientifico. Oltre che di poesie, è autrice di haiku e brevi racconti. Suoi testi sono presenti nella rivista Euterpe, nel blog del movimento poetico-artistico Dinanimismo, in Alessandria Today, in Seven Blog, in Versante Ripido e in più siti letterari, in antologie collettive, nella rubrica Bottega di poesia de la Repubblica; alcuni, tradotti in più lingue, in riviste e siti internazionali. Collabora con il Movimento letterario-artistico UniDiversità di Bologna, quale autrice della Collana Wiola e della rivista tematica bimestrale Quaderni. È risultata vincitrice di più concorsi letterari, tra i numerosi riconoscimenti di rilievo. Svolge il ruolo di giurata in Premi letterari nazionali e internazionali. Sue pubblicazioni, sillogi di poesie, di seguito elencate. Del 2012:L’inchiostro è un fermento di macchie in cerca d’asilo (Libreria Editrice Urso); Spazio del sognare liquido (Rupe Mutevole); Versi ri-versi (Carta e Penna); Per non sentire freddo (ebook, Gds Diffusione Autori). Del 2013: È a chiazze la mia bella stagione (Libreria Editrice Urso). Del 2016: In cerca di noi (Associazione Culturale UniDiversità). Del 2017: Canti di carta (Fara Editore); Di ogni sfumatura (Libreria Editrice Urso); Grammi di ciglia e luminescenze, 60 Haiku (Vitale Edizioni). Del 2020: Un posto di pietra fedele (A. C. UniDiversità). Del 2021: Da quassù (la terra è bellissima) (4 Punte Edizioni). È coautrice del romanzo collettivo Sognatori di scampoli di tela (A. C. UniDiversità 2019). |
Con Carta e Penna ha pubblicato:
VERSI RI-VERSI |
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![]() L'autrice si è classificata al secondo posto nella Selezione Editoriale 2012, indetta da Carta e Penna Editore, con le poesie presentate in questa silloge.
Dalla prefazione di Fulvio Castellani:
Non ci sono ragnatele e angoli di nebbia a celare emozioni, riprese e rinascite di incontri e di pensieri. Il discorso mandato in onda da Rita Stanzione scivola via in un’altalenante concatenazione di immagini e di risvegli che fanno il pari con la profondità di un rapporto d’amore senza bavagli di sorta, con l’attesa e la felicità ansante vissute in un continuum di estensioni lunari, di cigolii di porte socchiuse o spalancate, di spazi che non trovano ostacoli oppure ombre appese ai capricci del vento. È indubbia la presenza di un io e di un altro che navigano in perfetta armonia, sintonizzati come appaiono nel rincorrere vertigini e tempeste di silenzio, abbandoni in libertà oppure “l’anello di congiunzione / fra l’abitudine e la necessità”… I versi hanno un profumo singolare, offrono chiavi di lettura abbastanza insolite per un insieme di movimenti intimi e per una caratterizzazione formale che privilegia sottintesi, giochi a rimpiattino, esplosioni sotterranee da cui fuoriescono pensieri accattivanti, paradisi di luce, intrighi filosofici di natura pratica, metafore che si aggiungono ad un mulinello di piroette espressive dalle tonalità forti, essenziali, mai frivole od annacquate di superficialità … Ogni composizione sembra dare spazio alla successiva in un concerto di segni privati e di momenti ispirativi che non si contraggono mai su se stessi, ma che gironzolano a viso aperto alla ricerca di aderenze fin oltre il recinto del finito. Dice, tra l’altro, Rita Stanzione: “Mi scrivo lettere d’analisi – interiore? / per leggermi chissà come”. Scrive anche: “Ho amato il gesto del fiore / quando vince il cemento / e dell’amore, che nasce dove suole”. Abbastanza enigmatici sono, poi, questi versi: “È stato bello sommarci / in questo mondo matematico / dove l’impossibile è umano / e il provvisorio un muro vuoto.” Di certo Rita Stanzione vanta una non indifferente ampiezza dei luoghi dell’io e l’equilibrio dei versi ne è una testimonianza così come la larghezza degli orizzonti e delle trasposizioni raccolte da un sogno rivissuto e da una realtà fumigante di circolarità affettive. Una poesia, pertanto, che lascia il segno, che graffia la sensibilità del lettore, che è la riprova di una maturità di linguaggio priva di sbavature, di ridondanze e saldamente ancorata in un porto di autenticità figurale.
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Per i lettori di Carta e Penna ha scelto:
"A" DI ACCOSTARE APRILE |
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che oggi l’argine sia lunga finestra che si sposta questo continuo perno tradisce giochi d’angoli dentro l’aprile dalla durata stanca come certe domeniche di scarto, fredde di viali. più dentro, cime aguzze si sdoppiano e senza un valico la pietra viva che ci unisce vene sul fondo di scarpate attraverso loro. |
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ESPANSIONI |
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Hai visto il deserto quando non attecchisce la goccia, rovine morte, la terra spenta la nuvola d'un miraggio nuvola grigia la pancia le acque rotte e il miracolo la nascita ‒ un'arte ribelle Quel che possiedo è la spora prolifica soffio nebulose parlanti sillabe, virgole da appuntarti alla lingua ascoltarle uguali alle mie Dov'eri quando non c'ero? il tempo insieme in un letto di indugi appollaiati come corvi sui rami la trama la rete per gli insetti ci sbattono i pensieri: usciamo, non usciamo aria, non aria Il corpo minuto nel rifugio il cubo, quattro facce bianche nessun muro |
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FRUSTOLI IN QUATTRO STAGIONI |
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Su scalini di ghiaccio tanto vicini al clou di dissolvenze favoleggiamo di richiami. Tu gettamene ancora, che non siano soltanto serici di bianco aconito ma ellissi da girarci dentro, ciclicità del poi. La nostra vita mai estranea declama libagioni degli anemoni a primavera, corone solari in un furore tacito di congiunzioni. Supereremo le nuvole e il tabacco sulle panchine estive al torrido di frutti, rossicupi. Poi atone foglie arriveranno a rivangare arie oscure con lo stormire a cullar la pelle facendosi tempesta dalle fughe più dolci, a trascinare. |
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