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Robba Maria Luisa:

è  nata a Palermo dove vive. Ha insegnato italiano negli Istituti Superiori;  attualmente in pensione, si dedica alla poesia e al disegno.
Nel 2020 si è classificata al primo posto della sezione poesia al concorso letterario LeggiadraMente con la poesia

 

LE PANCHINE DEL PARCO

 

Le panchine del parco

tra grida di bambini

nascondono i silenzi di chi è solo.

Conoscono parole mai dette,

nostalgie di figli lontani

che telefonano solo a Natale,

rimpianti e rimorsi di giorni passati:

avrei potuto dire...

avrei potuto fare...

tristezze di giornate troppo lunghe

in case troppo vuote.

Più tardi preparerai una minestra

da consumare in cucina,

poi  guarderai la Tv

"che tiene compagnia".

E domani?

C'è sempre una panchina ad aspettarti,

tra grida  di bambini

 

 



Con Carta e Penna ha pubblicato:

STORIE DI GIORNI PERDUTI E RITROVATI

Copertina libro

Introduzione

 

Spesso, quando ripensiamo alla nostra vita passata, sentiamo una sensazione di nostalgia e di rimpianto. Abbiamo la consapevolezza di non aver vissuto come avremmo dovuto determinati momenti, di non aver dato il giusto valore a cose  che ci sembravano  scontate finché  c’erano, ma delle quali abbiamo capito l’importanza  solo quando ci sono venute a mancare. Ma il passato non può tornare se non nella nostra memoria.

A volte però la vita, quasi come un regalo inaspettato, ci dà una seconda possibilità. Spesso è troppo tardi per poterla cogliere, qualche  volta  ci vuole coraggio.

E’ ciò che accade ai personaggi di questi racconti che trovandosi  per vari motivi a confrontarsi col passato, vivono in modo diverso questa emozione.

 

L’Autrice 

Maria Luisa Robba

 

I misteri del vecchio cassettone

 

Anna gironzolava per la stanza piena di cianfrusaglie e si chiedeva quando lei maniaca dell’ordine, sarebbe riuscita a rendere quella casa come la voleva: perfetta. 

L’aveva comprata per poco quella casa, un po’ malandata e un po’ lontana dal suo mondo, ma aveva bisogno di allontanarsi dalla confusione della città, aveva bisogno di silenzio e di tranquillità, specie ora che la sua storia con Claudio era finita. Per la verità, all’inizio, lei non pensava che fosse veramente finita: l’avevano considerato un momento di riflessione, come si dice di solito, ma poi lui non si era fatto più sentire e lei c’aveva messo una pietra sopra, non senza qualche rimpianto.

Quasi a voler confortare la sua totale confusione mentale, bussò la vicina per dirle che l’indomani sarebbero venuti a ritirare i rifiuti ingombranti. Era l’occasione perfetta per liberarsi del vecchiume dei precedenti proprietari e cominciare a fare un po’ d’ordine.

Anna passò la giornata ad accumulare davanti alla porta ciò di cui voleva liberarsi, cioè tutto, o perlomeno quasi tutto, perché quando si trattò di spostare il vecchio cassettone che era in camera da letto, si accorse che non riusciva a smuoverlo nemmeno di un millimetro.

Il cassettone non era grande, solo tre cassetti dall’apparenza innocua, ma la sua dimensione ingannava: doveva pesare più di cento chili; come poteva fare per liberarsene? Era davvero mal ridotto e, aprendolo, Anna si accorse che negli ultimi tempi doveva esser stato adibito a dispensa, come si poteva dedurre da tante tracce e anche da certi odori.

- Però erano davvero solidi i mobili di una volta! - pensò  Anna - oggi non se ne fanno più così! -

E, in fondo, a parte le sue condizioni disperate, non era neanche male. Doveva risalire ai primi del novecento, come si vedeva dallo stile, e aveva dei bellissimi fregi intagliati di fiori e foglie. Era straordinario pensare che due guerre mondiali erano passate distruggendo il mondo e quel vecchio cassettone sempre lì, immobile testimone di tutto quel tempo che aveva cambiato le sorti di uomini e cose.

- E se lo facessi restaurare?- rifletteva Anna - ma chissà quanto vorranno e non ne vale la pena -

Ma già l’indomani il restauratore era a casa sua.

- Le costa mille euro - disse, - ma quando lo vedrà non lo riconoscerà e gli amici glielo invidieranno -

Anna non tentò neanche di tirare sul prezzo, già le bastava liberarsene sia pure  temporaneamente.

-Tra un mese è pronto - disse il restauratore e si portò il cassettone dopo averlo smontato in più parti.

Anna rientrò nella stanza e proprio nel posto lasciato vuoto dal cassettone vide qualcosa a terra.

Guardò meglio: era una busta ingiallita… La prese e quasi col fiato sospeso la aprì e lesse…

... continua



Per i lettori di Carta e Penna ha scelto:

L'ALBERO E LA BOUGANVILLE (FAVOLA VERA)

Nel piccolo paese dove esistono le favole, sul viale principale fatto di case dai tetti rossi, ci sono bellissimi alberi con sentimenti quasi umani, sentimenti a volte buoni, a volte meno buoni, proprio come per gli uomini.
“Io sono il più bello”, dice l’albero numero uno, ”ho bellissimi fiori rossi che incantano chi passa”.
“Sono più bello io”, dice l’albero numero due, ”i miei fiori sono gialli e sfidano il colore del sole”.
“È inutile che state a litigare”, dice l’albero numero tre, ”il più bello sono io: ho dei rami così alti che gli uccellini ci fanno il nido per essere più vicini al cielo”.
Di questo tenore sono i discorsi di tutti gli altri alberi del viale.
Di tutti… tranne che del povero albero numero dieci, il decimo e l’ultimo della fila. È così brutto, poverino, che vorrebbe nascondersi per non reggere quel mortificante confronto. Ormai secco da tempo, senza una foglia, senza un fiore, vorrebbe pianger se solo potesse. Ma la bouganville che riveste il muro della casa accanto, ha pietà di lui e, quasi a volerlo accarezzare per consolarlo, allunga i suoi rami verso quel povero tronco disperato.
Si accorge così che i suoi bellissimi fiori bianchi stanno a meraviglia su quei rami secchi e, come per incanto, nel giro di poche settimane lo riveste interamente.
L’albero diventa all’improvviso così bello da suscitare l’invidia degli altri alberi che non capiscono la ragione di questo improvviso cambiamento.
“Ha più fiori di me“, dice stizzito l’albero numero uno.
“Perfino il suo tronco è pieno di fiori”, aggiunge l’albero numero due.
E così un giorno il sindaco del paese, trovandosi a passare da quel viale e vedendo questi bellissimi alberi, decide di bandire un concorso per stabilire qual è l’albero più bello. A votare sono i bambini e, guarda caso, l’albero che risulta vincitore è proprio il nostro albero numero dieci che stavolta riesce a piangere, ma di gioia.
Questa storia ci fa capire che nella vita a volte l’impossibile può diventare possibile, ma, perché questo avvenga, spesso abbiamo bisogno dell’aiuto e dell’amore degli altri. 

INVERNI

Colori d’inverno nel cielo

nel cerchio dei vetri appannati,

nell’aria una nebbia di gelo,

sui rami riflessi argentati.

Le nonne intrecciavano fili,

merletti per giorni speciali,

con mani veloci e sottili

mettevano ai sogni le ali.

Minestra sul fuoco per cena,

il pane tostato al camino,

momenti di vita serena

da mettere sotto il cuscino.

Ma il tempo che passa veloce

ti spegne la luce del cuore

e quando ne senti la voce

non basta nemmeno l’amore.

E in mezzo a vetrine ammalianti

insegui gli inverni di allora;

nel caldo di case eleganti

vorresti riviverli ancora.



ATTESA

I MIEI DISEGNI

 







 



 

 

 

 

 







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