Nel piccolo paese dove esistono le favole, sul viale principale fatto di case dai tetti rossi, ci sono bellissimi alberi con sentimenti quasi umani, sentimenti a volte buoni, a volte meno buoni, proprio come per gli uomini. “Io sono il più bello”, dice l’albero numero uno, ”ho bellissimi fiori rossi che incantano chi passa”. “Sono più bello io”, dice l’albero numero due, ”i miei fiori sono gialli e sfidano il colore del sole”. “È inutile che state a litigare”, dice l’albero numero tre, ”il più bello sono io: ho dei rami così alti che gli uccellini ci fanno il nido per essere più vicini al cielo”. Di questo tenore sono i discorsi di tutti gli altri alberi del viale. Di tutti… tranne che del povero albero numero dieci, il decimo e l’ultimo della fila. È così brutto, poverino, che vorrebbe nascondersi per non reggere quel mortificante confronto. Ormai secco da tempo, senza una foglia, senza un fiore, vorrebbe pianger se solo potesse. Ma la bouganville che riveste il muro della casa accanto, ha pietà di lui e, quasi a volerlo accarezzare per consolarlo, allunga i suoi rami verso quel povero tronco disperato. Si accorge così che i suoi bellissimi fiori bianchi stanno a meraviglia su quei rami secchi e, come per incanto, nel giro di poche settimane lo riveste interamente. L’albero diventa all’improvviso così bello da suscitare l’invidia degli altri alberi che non capiscono la ragione di questo improvviso cambiamento. “Ha più fiori di me“, dice stizzito l’albero numero uno. “Perfino il suo tronco è pieno di fiori”, aggiunge l’albero numero due. E così un giorno il sindaco del paese, trovandosi a passare da quel viale e vedendo questi bellissimi alberi, decide di bandire un concorso per stabilire qual è l’albero più bello. A votare sono i bambini e, guarda caso, l’albero che risulta vincitore è proprio il nostro albero numero dieci che stavolta riesce a piangere, ma di gioia. Questa storia ci fa capire che nella vita a volte l’impossibile può diventare possibile, ma, perché questo avvenga, spesso abbiamo bisogno dell’aiuto e dell’amore degli altri. |
Colori d’inverno nel cielo
nel cerchio dei vetri appannati,
nell’aria una nebbia di gelo,
sui rami riflessi argentati.
Le nonne intrecciavano fili,
merletti per giorni speciali,
con mani veloci e sottili
mettevano ai sogni le ali.
Minestra sul fuoco per cena,
il pane tostato al camino,
momenti di vita serena
da mettere sotto il cuscino.
Ma il tempo che passa veloce
ti spegne la luce del cuore
e quando ne senti la voce
non basta nemmeno l’amore.
E in mezzo a vetrine ammalianti
insegui gli inverni di allora;
nel caldo di case eleganti
vorresti riviverli ancora.
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