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TRENTATRĂˆ GRADI A NORD OVEST DI CHIARAVALLE

di Reale Gustavo

Anno: 2011

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Dall'incipit: Quella sera, come già faceva da parecchie settimane ogni giovedì, puntualmente alle ore 21, Denz era uscito di casa, lasciandosi avvolgere dall'umidità della stagione autunnale che permeava, con una tenue nebbia, tutto il piccolo paese. Portava, calato sul capo alle ventitrè, un Borsalino marrone e indossava una giacca a doppiopetto con pantaloni della stessa stoffa; ai piedi un paio di scarpe che, insieme al resto, lasciavano immaginare un passato migliore, nell'insieme tutto in ordine e pulito, ma consunto. Bussò ed entrò. Il locale fungeva da cucina e osteria. Poche cose sparse qua e là: una stufa in ghisa a quattro cerchi, un tavolo di castagno con sei sedie, una panca nell'angolo accostata a una credenza alta e scura, deposito ordinato di casseruole, posate, piatti, bicchieri e qualche asciugamano. La stanza era illuminata da una fievole luce giallognola, emessa da una lampadina di pochi watt avvitata su un piatto smaltato bianco, a sua volta appeso a un filo a treccia percorso ogni tanto da una mosca. «Buonasera!…Buonasera!». Genoveffa era seduta sulla panca a sgusciare fagioli, abbondanti per la buona annata. "Stufati", con un cotechino, avrebbero spinto i figli a leccarsi le dita. Appoggiato sulla spalliera di una sedia c'era un mantello grigioverde, appartenente a Chia. L'uomo s'intravedeva seduto nell'angolo scuro, immobile, con un leggero movimento dei baffi grigi trasmesso dalla masticazione di una presa di tabacco. A un tratto entrò Giovanni, marito di Genoveffa e oste, con quattro legni in braccio che depositò accanto alla stufa esclamando: «Questa sera Mile non verrà!», quindi su un vassoio di bachelite rosso portò mezzo litro di vino e tre bicchieri e si sedette con il Denz e il Chia. Era un incontro clandestino, procurato da quattro socialisti consapevoli del rischio in cui avrebbero potuto incorrere.