de Rose Osvaldo: Osvaldo de Rose nasce a NAPOLI l'8 dicembre 1940. Essendo in tempi di guerra, i genitori lo portano a RENDE (COSENZA), paese d'origine paterno. Ivi il bimbo rimane fino a sei anni e vi subisce la morte della propria mamma quando egli ha l'età di quattro anni. Per due anni vive con la nonna e le zie. All'età di sei anni viene preso dal proprio padre, che egli aveva visto rarissime volte, e portato a MANGONE (COSENZA), dove il padre nel frattempo si era risposato. Ivi frequenta le scuole elementari. All'età di dieci anni, dopo aver superato gli esami di ammissione al grado di studi superiori, per il troppo amore verso la lingua italiana, si ritrova in TOSCANA, in collegio, a frequentare il Ginnasio: dal primo al quinto anno. Verso i sedici anni, dopo aver conseguito la Licenza Ginnasiale e l'ammissione al Liceo Classico, ritorna in CALABRIA, a COSENZA, dove il padre, intanto, si era trasferito, avendo ottenuto un alloggio popolare a riscatto. Data la sua forte sensibilità, Osvaldo de Rose, nonostante la sua buona volontà e le sue predisposizioni alla concordia e all'armonia, si trova a disagio con la matrigna e, per forza maggiore, va via da casa paterna. Si rivede, così, nella solitudine più disperata, come negli anni di TOSCANA, squattrinato, senza lavoro...ma non si perde d'animo. La fortissima volontà gli fa sopportare sacrifici inauditi, gli fa svolgere i mille mestieri pur di racimolare i pochi spiccioli per vivere, gli fa trovare riparo sulle panchine della stazione o nei carri-bestiame e successivamente in baracche, gli fa continuare gli studi al Liceo Classico "Bernardino Telesio". Oltre a svolgere qualsiasi lavoro, pur umile, che gli capitasse, Osvaldo de Rose faceva affidamento principalmente sulla sua intelligenza e sul suo grado di istruzione per procurarsi il cibo quotidiano e per mantenersi agli studi. Pertanto aiutava i propri compagni di scuola, dava lezioni private, faceva il precettore oltre che traduzioni dal latino. Prende la maturità classica, si iscrive all'università, si laurea in lingue e letterature straniere. Insegna pubblicamente, nelle scuole, anche mentre è studente universitario, grazie ad una legge che consentiva l'insegnamento a chi avesse superato gli esami. Per evitare la tediosa solitudine, Osvaldo de Rose decide di crearsi una famiglia propria e si sposa giovanissimo, a ventitré anni. Dal matrimonio nascono tre figli. Con questa famigliola, finalmente si vede un po' di serenità. Ma la vita nasconde sempre i suoi inganni. Quando poteva godere maggiormente, anche per aver raggiunto l'età della pensione, dopo quarant'anni di servizio, con i figli già grandi e cresciuti, il Nostro perde la moglie, che muore a causa del mal del secolo, nell'arco di un mese e nove giorni. Seguono periodi di depressione e ancora solitudine, tanta solitudine... Osvaldo de Rose si rifugia nei suoi pensieri, nei suoi scritti che egli persegue da quando aveva soltanto diciannove anni, cerca risposte agli infiniti interrogativi della vita, ottiene un po' di serenità nel credere alla dottrina dell'Amore tra tutti gli esseri dell'universo. |
Con Carta e Penna ha pubblicato:
NOVELLO CANTICO |
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![]() Questo «Cantico» vuole essere un inno del cuore al Signore Dio nostro per la Sua Creazione, per le Sue Meraviglie, per la Bellezza della Sua Opera nell’Universo infinito, senza confini; è una preghiera accorata, rivoltaGli con umiltà, compunzione e richiesta di protezione per il nostro essere indegno, affinché Egli ripristini l’equilibro da Lui voluto e porti Armonia tra il regno umano, quello animale (qualunque genere, compresi gli esseri del regno marino e del regno aereo) e quello vegetale; è Amore con devozione filiale, nel riconoscere che Egli, “Padre Nostro”, ci accompagna sempre e dovunque, ci dona “il nostro pane quotidiano”, ci concede serenità se Lo preghiamo e crediamo fermamente in Lui. Dio ci ha dato la Vita con il Suo Soffio Divino e Potente, non soltanto al genere umano, bensì a tutti gli esseri. La Vita si mantiene tramite il respiro. Gli umani respirano e vivono...Anche gli animali, di qualsiasi dimensione, respirano...Pure le piante...E perfino le cose...- come la pietra o il marmo - che a noi sembrano inanimate, ma forse aspettano, pazienti, la mano dell’Artista, il quale ne trae fuori Bellezza, Armonia, Forme levigate, ne succhia l’anima e, nel suo stile, le fa parlare..., e così infonde in esse la Vita. Ecco che cosa Dio ha dato in più al genere “homo”: la scintilla divina, l’intelligenza, capace di rendere Bello ciò che non lo è, animato l’inanimato, buono ciò che sembra cattivo, armonioso ciò che è deforme... La scintilla divina, oltre che nella mente, si rivela anche nel cuore; lo illumina, lo riscalda, lo apre perché esso possa far sbocciare l’Amore: Amore per se stesso, per conoscersi meglio, per far fruttare i propri talenti; Amore per l’ “alter ego”: il nostro pensiero, a tal punto, fa capire che tra “ego” e “alter ego” non c’è nessuna differenza né esteriormente né interiormente: essi sono uguali oppure simili, essi possono essere e sono fratelli. L’Amore che l’ “ego” rivolge a se stesso, lo può dare all’ “alter ego” se pensa che quest’ultimo non sia “diverso”, ma identico a sé: con membra, mente, cuore, anima. E così la Vita -già bella per il fatto stesso che si vive, si respira, si pensa, si parla, si agisce, ci si cimenta in Bellezza, Perfezione, Armonia- diventa ancora più bella, più serena, rasenta la felicità o almeno la “letizia serafica”. La Vita finisce, si spegne, se manca il respiro... Conserviamo caramente quel Soffio! Respiriamo l’Amore! Il «Cantico» si compone di cinque parti; ogni parte è suddivisa in paragrafi. La “PARTE PRIMA” contiene il ringraziamento a Dio per il dono della Vita e una considerazione sulla sua Bellezza, soprattutto affettiva. Ne scaturisce l’Amore per la Vita che colma l’anima di gioia. Segue un interrogativo sul primo vagito e un’ovazione, tra mamma e figlio, all’Amore, fatto di sguardi, tacita intesa, sorrisi. Il rapporto tra mamma e figlio appena nato viene trattato nella “PARTE SECONDA”, dove scopriamo anche la conoscenza che la creatura fa sulle parti del corpo della mamma. Nella “PARTE TERZA”, l’Autore viene portato, quasi sempre involontariamente, a divagazioni più o meno filosofiche, sul “caso” o “destino” o sulla “reincarnazione delle anime”...: reminiscenze di cultura delle varie civiltà, quando la mente è un po’ stanca. Ma subito la mente si ripresenta e fa la cernita dei suoi filosofi, dai pre-socratici ad oggi, e si sofferma, con piacere, su Emanuele Kant (“Il cielo stellato sopra di me, la Legge morale dentro di me”). Ed accetta, condivide, propaga l’ “essere persona” di Jacques Maritain, difendendo con forza, quando può, tale tematica. Non manca, nella trattazione, un confronto tra l’Amore degli umani per la propria prole e quello degli animali per i loro piccoli. Ebbene: l’Amore è dentro negli uni e negli altri; stesso modello, stesso affettuoso rapporto tra madri e figli. La “PARTE QUARTA” del «Cantico» è dedicata al rapporto reciproco tra umani, animali e regno vegetale. La “PARTE QUINTA” ed ultima del «Cantico» contiene considerazioni sull’enigma “homo” e sulle sue azioni... L’ “homo” è splendida creatura quando mette a buon frutto i talenti che Dio gli ha regalato e si fa guidare dai sani propositi; ma, nello stesso tempo, rimane animale feroce, senza scrupoli, distruttivo, infame, recidivo, specialmente quando si lascia sopraffare dagli atti vandalici ai quali non sa o non vuole opporsi. «Novello Cantico» è preghiera, intima e sincera, a Dio di liberarci dalle debolezze infinite umane e di farci condurre una Vita libera dalle tentazioni del diavolo e ricca di pregi, di Amore, seguendo la Sua volontà e secondo l’insegnamento di Gesù Cristo.
La forma espressiva ha intenti di Preghiera, di Ringraziamento, di Inno sacro, per meglio glorificare Dio. L'autore |
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L'ANGELO DELLA MIA VECCHIAIA |
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Nella mia vita raminga e solinga, dopo che morte portò via mia moglie, e mi vidi abbandonato e tradito dal proprio sangue, mi salvò un angelo da morte certa in letto d’ospedale. Era, l’Angelo, donna che assisteva me, ricoverato per intervento al cuore. E fu miracolo d’amore. La dottoressa, da cabina medica, vedendo il mio cuor piatto, senza battiti, allarmò i chirurghi e gli infermieri, che accorsero e mi rianimarono. Intesa c’era tra me e la donna, anche ella sola, senza pace, vedova, d’unire nostre due solitudini, facendoci compagnia reciproca, pur avendo vissuto vite diverse tenore, ambiente, società, famiglia, io, povero in canna, senza famiglia, solo, sbandato triste, tra pericoli, lei, ricca, agiata, con famiglia alle spalle, circondata dagli affetti, spensierata. Ci univa soltanto la cultura. Grazie alla nostra mente ampia ed aperta, all’intelletto, sempre attento e vigile, al raziocinio sempre severo, acuto, all’incrollabile volontà ferrea, all’animo nobile e delicato, alla sincerità del sentimento, del cuor con generosità spontanea, guidati da agire corretto esemplare, da stile e verità còlta dettato, superato abbiamo gli egoismi singoli, e le abitudini inveterate con un programma di vita in comune. Per oltre dieci anni, man nella mano, compagni inseparabili nel viaggio. Uno sguardo bastava per capirsi, all’unisono agire immantinente. Grande complicità c’era tra noi nel volersi bene, nello studiare qualunque azione o sentimento bello che ci desse amore, gioia, piacere. Ore intere si passava a speculare su molti vizì e poche virtù degli uomini, sulla politica giusta e corretta, su come fare del bene all’universo, su come l’umanità render felice, su come rispettare animali e piante, come evitar guerre e mantener la pace, sulla giustizia, sul Vangelo di Cristo. Che delizia ascoltar, legger, commentare Le liriche, i componimenti, gli scritti, in vernacolo o in lingua italiana, l’un dell’altro, per cogliere stile, sentimento, sincerità, semantica...! Con entusiasmo si partecipava ad eventi e a manifestazioni culturali o letterarie nella zona, organizzati da poeti, scrittori, filosofi, musicisti, artisti, da Enti o da varie Associazioni private, locali oppur provinciali. E lei, l’angelo, incantava tutti con sua recitazione e sua mimica. Non declamava solo, interpretava: in tal modo, il pubblico catturava tanto che esso ascoltava in silenzio religioso, a bocca aperta, attento, per scoppiare, alla fine, in un applauso fragoroso, interminabile, caldo. Ora l’angelo della mia vecchiaia, colto da malattia, è volato in cielo, lasciandomi solo, afflitto, disperato. Con quanto affetto, con quale premura, le stavo accanto per darle sollievo, incoraggiarla, strapparle un sorriso, un attimo di gioia! Il mio amore l’avrebbe salvata, le ripetevo. folle, illuso sono stato, novello Don Chisciotte contro i mulini a vento. Proprio quando sembrava migliorare, in un solo giorno si è abbattuta, la morte è venuta furtiva, di notte. Io, non avendo ancora chiuso occhio, me ne accorsi, sentendola ansimare. Non sapevo che fare... La chiamavo. le chiedevo se volesse qualcosa. Lei non rispondeva, rantolava... l’accarezzavo... Ad un tratto ha risposto al grido del cuor con la sua carezza sul mio viso poggiato dolce sul suo... Il Fiato diminuisce lentamente. Dopo l’ultimo alito di vita, si è spenta, per sempre, la poverina... Era notte fonda, l’una e tre quarti Gli organi competenti hanno accertato il decesso e preparato le esequie. Il prete viene a benedir la salma, si organizza il funerale, indi l’andata al cimitero per la tumulazione. triste, accompagno il feretro. Non ho più lacrime, si son prosciugate... Intanto il viso d’un dolore atroce evidenziava un color cadaverico. Quando si chiude la bara nel loculo, sigillata, murata, con la lapide pensando a lei, dentro, senza vita, mi crolla il mondo addosso, desolato mi sento, pietrificato, muto e debole. Adesso veramente non c’è più, inghiottita in quella botola con bara, in quel loculo buio, senza luce, tetro senza aria senza respiro, senza tèma che gli insetti necrofili, presto popoleranno e divoreranno le misere, immobili, carni ed ossa. Ritorno a casa; la dimora è vuota... è triste, fredda, silenziosa, macabra sento freddo anch’io ho quasi un brivido di paura... E che desolazione! che tristezza ha il cuore! Che solitudine! L’abitazione sembra una tomba sena l’angelo della mia vecchiaia. inizio 16 febbraio 2020 / fine 20 febbraio 2020 |
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PACE! |
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"Pace!" -Grida la terra sventrata dagli obici. "Pace!" -Invoca la Natura deturpata, storpiata nella bellezza divina da un branco selvaggio di dèmoni folli, generator d'un lugubre mondo di mostri. "Pace!" -Grida la gente sgomenta, atterrita, che ha ancora negli occhi dementi la vision d'Hiroshima e Nagasaki. "Pace!" -Supplicano gli uomini che han fatto la guerra, che hanno visto orridi fantasmi di morte. "Pace!" -Implora il pio animo cristiano che vede in ogni uomo suo fratello. "Pace!" -Freme il poeta sdegnato, adirato, verso i pazzi che distruggono rabbiosamente la sempiterna armonia dell'universo. Pace! Non più Eden, non più Paradiso è la terra... Pace! Visione apocalittica all'animo appare: gran deserto arido senza vita, alberi scheletriti bruciacchiati, puteolenti pestiferi miasmi. "Pace!" -Sospira il cuore dolente, impotente. Pace! Non distruzione, ma vita vogliamo; non odio, ma amore auspichiamo. Torna, sole, a brillare; albero, a palpitare; uccello, a garrire; cuore, ad amar la vita! |
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PUTIN E ZELENSKY |
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Dalle azioni che sto seguendo in TV sulla guerra che i responsabili della Russia portano contro l'Ucraina, mi sono fatta un'idea precisa sui due personaggi principali del conflitto imposto dai Russi e non voluto dagli Ucraini, esaminando bene nella mente e meditando profondamente sugli avvenimenti, per non cadere in errori di valutazione. Ebbene: i due personaggi appaiono totalmente opposti: come il male ed il Bene, Golia e Davide, il demonio e l'Angelo, il lupo e l'agnello, Erode e Cristo, volpe-gatto e Pinocchio, e via dicendo. Infatti: Putin scatena la guerra; Zelensky la subisce ed è costretto a difendersi. Putin sta comodamente seduto sulla sua poltrona di comando ed impartisce ai suoi generali gli ordini di distruzione; Zelensky è con i suoi soldati per organizzare la difesa, è tra la sua gente a dare coraggio e sostegno al suo popolo. Il primo se ne sta al sicuro, ben protetto dai suoi "scagnozzi"; il secondo sfida le bombe per lottare con i suoi cittadini. L'uno ha il viso gelido nefasto; l'altro ha il viso della bontà. Putin ha la smania di comandare, di imporre i suoi capricci, ha manie di grandezza, vorrebbe ricostituire la "Grande Russia", vorrebbe imitare gli Zar, si sente uno zar, fa il dittatore, il tiranno, il despota, il boia; Zelensky si accontenta di far vivere in pace il suo popolo, liberamente, democraticamente. Putin è traditore, infido, bugiardo e, nel contempo, pomposo; Zelensky è semplice, sincero, trasparente, fedele. Putin è folle: vuole distruggere non soltanto l'Ucraina, ma anche gli Stati vicini e distruggerebbe, per la sua cattiveria e pazzia, tutto il mondo, se potesse. Perciò minaccia "La terza guerra mondiale" con l'uso della potenza nucleare; Zelensky è saggio e, con la stessa saggezza, dimostrata da Stati Uniti ed altri continenti, cerca di portare il folle al tavolo dei negoziati, onde evitare la catastrofe completa. Non vorrei essere pessimista, ma "chi nasce tondo non può morire quadro"...La mente d'un folle è imprevedibile; da un momento all'altro combina guai irreparabili. Ricordiamoci di Hitler...! Eppure il Paese dell'ultimo folle ha contribuito a mettere a tacere quel primo folle... Ora bisognerebbe far tacere chi "ha perduto il ben dell'intelletto", questo insipiente folle, questo novello Hitler... Casole Bruzio, 06 Marzo 2022 |
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AL POPOLO RUSSO |
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Miei carissimi fratelli di Russia, fermate chi vi copre di vergogna, chi non ha per voi rispetto, amore, chi Cultura non ossequia né pratica né conosce i vostri grandi Scrittori, Poeti, Artisti, che nobile han reso la vostra terra e la vostra genia! Contro chi vostra Civiltà distrugge ribellatevi! Il mongolo barbaro espellete dal vostro grande suolo e sua ansia guerriera di conquista! Bloccate il nuovo Caino di Russia che ancora uccide i tanti Abele, vostri fratelli, viventi in Ucraina! Sollevatevi, orsù!, contro il tiranno, vecchio e insensato, che vi affligge perché amate Libertà e Pace, Democrazia, Vita, Fratellanza! Arrestate, in modo che più non nuoccia, il nuovo pazzo di Hitler redivivo! Aiutate i vostri fratelli Ucraini a viver nell'Amore universale, a sanar lor piaghe dovute a guerra scatenata da miope pazzia! Casole Bruzio, 01 Marzo 2022 |
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L'INVASIONE E LA GUERRA |
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Avviare lunghe colonne di carri armati, far marciare molte migliaia di soldati e di mercenarî in assetto di battaglia, costringere i giovanissimi all'arrembaggio, azionare i cannoni che sparano gli obici, lanciare missili che palazzi distruggono, mirare, colpir la centrale nucleare, non può essere semplice esercitazione militare, che far si dovrebbe nel proprio terreno e non in quello altrui o d'altri Stati.. E', invece, invasione non preannunziata, subdola, vile, improvvisa, micidiale; è guerra repentina , odiosa, traditrice, è aggressione codarda d'ombre malvage contro un popol laborioso, onesto, pacifico, che far prosperare la sua gente desidera in democrazia, libertà, armonia, in amicizia con i popoli vicini ed in alleanza con tutti gli altri popoli. Il demonio di Russia e i pochi complici oligarchi, "paperoni dei paperoni", arrichitisi con la spartizion sovietica, non posson tener sotto schiaffo il popol russo né mostrarsi gradassi contro il mondo intero... Lode all'Ucraina per la sua resistenza valorosa, indomita, contro l'invasore, per la sua opposizione ferma, instancabile, all'aggressor traditore, bieco, satanico! Di Caino la stirpe, voluta dal diavolo, non può aver la meglio nell'impari lotta del Bene contro il male che arrogante avanza. Dio, Che ama l'umanità, salverà certamente, in un modo o nell'altro, gli Uomini, secondo i Suoi fini per noi imperscrutabili. Prego perciò il Signore che intervenga, perchè solo Lui può scacciare il demonio da Russia, dall'Ucraina e da tutto il Mondo e ricacciarlo negli inferi, sotto terra, dove arde sua tana e suo regno diabolico. Faccia Egli risplende Sua Luce e Gloria! Casole Bruzio, 05 Marzo 2022 |
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AMOR DI PATRIA E RESISTENZA |
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Ammiro l'Ucraina per la sua resistenza all'aggressione immotivata russa. Questa sua Resistenza è simbolo dell'Amor di Patria. La Patria è la terra dei Padri, è l'origine delle proprie radici. La parola non esprime un concetto astratto, retorico, bensì è espressione di arte, di affetti, di cultura, ben radicati nell'interiorità più profonda del nostro essere. La Patria è il luogo dove si nasce, si vive, ci si forma, ci si istruisce, si conservano gli affetti esistenti e se ne creano altri, si custodiscono gelosamente i valori cari, raggiunti a volte con molti sacrifici. La Patria è il Paese di cui ci sentiamo parte, di cui essere orgogliosi per la sua Cultura, la sua Arte, il suo Onore, la sua Armonia, per il Benessere materiale e spirituale che essa ci offre. La Patria è il cielo che vediamo illuminarsi ogni mattina, è l'ampio orizzonte che osserviamo ogni momento, e la Natura che palpita intorno a noi, è il ruscello gorgogliante , il fiume canterino, il mare ondeggiante, l'aria che respiriamo; i campi biondi di grano con le spighe profumate ondeggianti alla carezza del vento estivo fanno parte della nostra Patria, come pure il firmamento trapunto di stelle e addolcito dal chiarore lunare. Chi tutto ciò è abituato a vedere, a conoscere, ad imparare, ad amare, non può sopportare che si invada con le armi la propria Patria, che un prepotente despota, facente affidamento sulla superiorità straripante del proprio materiale bellico, faccia irruzione in uno Stato sovrano per distruggerlo o per assoggettarlo. La valorosa resistenza degli Ucraini sta dimostrando l'amore dei figli verso la propria Patria, con la speranza che il loro Amore salvi l'Ucraina e i valori meritevoli per i quali essi combattono. Chi non ama la propria Patria, con senso di Giustizia e di Pace, agisce contro Natura. Gloria alla Patria degli Ucraini! Gloria ai cuori che amano la Libertà e la propria Terra nella Pace! Casole Bruzio, 19 Marzo 2022 |
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LE STRAGI DI PUTIN |
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Satana è risalito dagli abissi, Ove Dio lo aveva sprofondato quando a Lui quell'angelo ribelle disobbedendo si era rivoltato con rabbia feroce, ansia di comando. Pur di far male agli amati da Dio, Satana ha cambiato continuamente volto, forma, nome, azioni e guerra. Oggi si chiama Pputin, di poteri avido, megalomane, cattivo, insaziabile di massacri orrendi. Pputin non è soltanto il distruttore malvagio e selvaggio, di stirpe barbara, che comanda ai suoi seguaci le stragi... Pputin, Satana sono anche quei pochi che lo lodano, sostengono, emulano, coloro che eseguono i suoi ordini, quelli che hanno invaso l'Ucraina, distruggono città, case, palazzi, centrali nucleari, edifici pubblici, le bellezze naturali, artistiche, i segni di Civiltà, coloro che ammazzano i civili con sadico piacere, i soldati che sparano sulle persone inermi, i vigliacchi che a tradimento uccidono, gl'indolenti che ammassano i cadaveri in una fossa, qual cenci trattandoli, stuprano le donne e poi le uccidono, sparano senza pietà sui bambini... O mio Signore, o Gesù, o Dio Padre come puoi permettere tutto ciò? Ricaccia i demoni nel loro inferno, Ti prego, dona ai Tuoi figli la Pace e l'Amore, per vivere sereni! Casole Bruzio, 11 Aprile 2022 |
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LO SGUARDO INNOCENTE DI DIDA |
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Mi perviene questo testo intitolato “Lo sguardo innocente”. Già il titolo m'intriga e mi incuriosisce ...e, prima di leggere il racconto, la mia mente comincia a fantasticare su tale “sguardo innocente”... Lo sguardo può esprimere una gamma infinita di sentimenti...Unito, però, all'aggettivo “innocente”, che lo qualifica, il sostantivo riduce la vasta area semantica ad una scelta di significati ben precisa: purezza, stupore, incanto, meraviglia, sorpresa, sogno...ed anche non-conoscenza , agnosticismo. Dal significato della parola, la curiosità passa alla persona che possiede quello “sguardo innocente”. Chi può essere? Un bimbo in braccio alla propria mamma, mentre ne succhia il latte dalla mammella e con gli occhi studia ogni movenza di chi lo nutre con amore e dolcezza, ne coglie lo sguardo colmo di tenerezza e di gioia, ne vede il sorriso accogliente, invitante, ne recepisce la candida, calda intimità trasmessa in un linguaggio interiore dal cuore e in un intimo colloquio di sguardi? In tal modo il bimbo apprende i primi palpiti di vita che lo accompagneranno per tutta la sua esistenza. Può essere un bambino, o una bambina, di pochi anni d'età, alla scoperta del mondo che lo circonda? Una persona non vedente(in tal condizione nata o diventata) che, per quanto spalanchi le palpebre, non può godere di un cielo blu-celeste in un giorno di sole, ovvero blu-cupo trapunto di stelle o illuminato dall'argentea luce lunare, né può gioire, in primavera, dei colori vivaci, sgargianti, variopinti dei fiori, n'è -d'estate- dello splendore ammaliante del sole? Chi non vede non può divertirsi con le linee ricciolute delle onde del mare rincorrentisi, offrendo allo sguardo bagliori dai varii colori: blu, verde, rosso, ametista, argento, acquamarina, celeste, azzurro, viola...La medesima persona desidererebbe ammirare, rapito in estasi, un'alba rosata, un'aurora boreale, un tramonto infuocato, una notte bianca con il sole a mezzanotte in SAN PIETROBURGO, oppure le cime innevate dei monti...Tutte siffatte visioni darebbero brividi d'intensa intima gioia. E come amerebbe gioire, chi più non vede, della campagna fiorita, degli alberi carichi di frutti saporiti, appetitosi, della Natura in festa! Una persona così sensibile non può che avere soltanto Amore nel cuore. Pare che sia certamente “l'amor cortese” nei confronti di tutti i suoi simili e specialmente nei riguardi del ''sesso gentile''. Considerando la Donna secondo la Verità del Cristianesimo scritta nei Testi Sacri, Dio diede una compagna all'Uomo, ad Adamo; da una costola di quest'ultimo, Dio creò la donna, Eva, perchè entrambi si facessero compagnia , s'amassero, dessero origine al genere umano, al Popolo di Dio, seguendo la legge Divina che desidera parità tra i sessi, rispetto reciproco e, soprattutto, Amore. Oltre alla volontà di osservare queste Leggi fondamentali, ci sono altre idee per onorare la Donna: ella è l'Angelo della casa, ella è la Musa ispiratrice; è simbolo di Bellezza, Delicatezza, Gentilezza, Impegno costante e, “in primis”, simboleggia l'Amore. Per arrivare a queste idee bisogna amare, molto amare, meditare, soffrire anche, lottare gli egoismi, perdonare e pregare, molto pregare, sempre pregare. Io canto la Donna nella sua varia simbologia, in modo particolare nel simbolo più grande e più bello di tutti gli altri, nel Dono Divino, unico, soltanto alla Donna concesso, di cui Dio ha voluto gratificarla: la Maternità. Perciò lodiamo e ringraziamo Dio per tutte le Sue Meraviglie che Egli ci ha dato! Innanzi tutto, per la vita che Egli ha fatto germogliare con il Suo Soffio potente. La Vita ci proviene da Dio, perciò è sacra. E non dimentichiamoci che, con la Vita, abbiamo in noi la Scintilla Divina che dobbiamo far brillare. Chiamiamola Anima, Intelligenza, Cuore, Amore...! Sono sinonimi indicanti Forze interiori, spirituali, Sentimenti profondamente radicati, bene amalgamati nel nostro involucro corporeo, i quali, uniti insieme, fanno capire il Bello, il Bene, il Vero, il Divino. Nella creazione della Donna, Dio aveva i suoi fini imperscrutabili: salvare l'umanità, redimere il suo Popolo. Dovremmo comprendere, finalmente, che Dio è Padre buono e generoso, è Perdono, è Amore. Una persona sensibile, delicata, dallo “sguardo innocente”, un Adamo, tratta la Donna alla pari di se stesso, consapevole che uomo e donna sono uguali e che l'unica differenza nel corpo serve a generare la Vita. Egli dunque la stima, la rispetta, la omaggia, la coccola, la accarezza, la ringrazia, le sorride, la ama. E' orgoglioso di starle vicino, d'accompagnarla, di curarla, d'aiutarla. Vive per lei, lavora per lei, con serafica gioia affronta sacrificii, stanchezza, nuove sfide per lei e per i figli che lei gli ha dato. L'Adamo di oggi -sensibile, delicato, colto, credente-, spirituale e non schiavo dei vizii e degli abusi del proprio corpo, loda la sua Eva, ne canta le virtù e i dolci sentimenti ch'ella gli ispira, medita assieme a lei sulla bellezza, sul mistero, sulle incognite della Vita, ammira la meraviglia e l'incommensurabilità dell'Universo e, tramite lei, vola al Cielo con la mente, volgendovi gli occhi e, grato, ringrazia il Signore Iddio. Una persona simile onora la propria donna -amica, fidanzata, moglie, compagna-, a lei si rivolge affidabile, sorridente, gradevole, generoso. Con lei ragiona dei vari problemi dell'esistenza, di ciò che ogni giorno può accadere, esamina le varie possibili soluzioni scegliendone una: la più ottimale, la meno drastica, quella che lascia spiraglio di porta aperta o una speranza e non fa soffrire nessuno, non lascia strascichi, rancori, dissapori. Ci possono essere vedute differenti di uno stesso dilemma..., ma esse si discutono con calma, non ci si lascia sopraffare dall'egoismo di prevalere né -tanto meno- dalla rabbia...Lui e lei sono persone...e tra persone ci si rispetta e ci si comporta civilmente...La collera non ha rispetto. E gli iracondi incorrono in danni peggiori e più terribili: brutalità, violenza, uccisione... L'Amore, in tutte le sue manifestazioni, è il contrario dell'ira e delle sue conseguenze. Se c'è Amore, non ci può essere ira e, viceversa, se l'ira è presente, manca l'Amore. Al posto di questo, compare l'odio. Lo “sguardo innocente” per le sue meraviglie nell'Amore si tramuta nell'odio -a causa della bestialità di quest'ultimo-, in sguardo terribile, accecato, furioso, in sguardo assassino. Invece uomo e donna debbono vivere insieme nell'armonia, così come Dio ha voluto, per farsi compagnia reciprocamente, per aiutarsi e sorreggersi a vicenda, per crescere ed educare i figli che verranno, insieme e sempre in armonia. In tal modo, si creerebbe una Famiglia e infine una società armonica, attenta ai bisogni, alla serenità, alla felicità di tutti. L'armonia è una condizione di benessere che soltanto lo Spirito può dare. Tale condizione consiste nel perfetto equilibro tra le facoltà interiori e nobili e le necessità esteriori del corpo. L'interiorità non può prevalere sull'esteriorità e questa non può far tacere quella. L'insieme, amalgamato di Intelligenza, Ragione, Sentimento, con l'ausilio di studio, conoscenza, esperienza, deve tener conto dei bisogni esistenti nell'abitacolo dove esso risiede. Trovare l'equilibro nella stessa persona, dentro e fuori di sé, mi riporta alla filosofia del “conosci te stesso” all' “Io-Non Io”, al concetto di “Persona” all' “Alter ego”, è tutto un “continuum” di conoscenze concatenate; per migliorare, incivilire l'umanità, spingerla a liberarsi dal suo stato animale, renderla degna del suo Creatore, far brillare in essa la scintilla divina, farle comprendere che proprio essa è la più grande Meraviglia di Dio, il Quale le ha dato –a lei soltanto- il più bel dono: la Parola, per parlare di questa e di tutte le altre Meraviglie, per ringraziare Dio e cantare la Sua Misericordia. Cosa sarebbe o farebbe un uomo da solo o una donna da sola? Sarebbe un animale randagio in cerca di preda o un asceta in eremitaggio sulla cima di un altissimo picco. In entrambi i casi, sarebbe una “monade” solitaria e isolata, vagante e raminga nell'immenso Universo. Dio creò la Donna togliendo una costola dall'uomo , mentre questi dormiva, e impastandola della stessa carne, della stessa materia, la pose accanto all'uomo perché di costui frenasse gli istinti di belva e perché ne fosse l'Angelo Custode avente natura e scopo di migliorare l'essere disteso al suo fianco, di meravigliarlo, correggerlo, affinarlo, plasmarlo, educarlo alla Bellezza e all'Armonia, ricordargli continuamente donde proviene, aiutarlo a far risplendere la sua scintilla divina, a scoprire e mettere a frutto i lati buoni della sua indole, ad ascoltare le tènere voci del cuore e a carpirne i sospiri. La funzione della Donna è dunque molteplice, importante, imprescindibile, indispensabile; è la missione di cui la Donna si fa carico nella sua vita. Senza la Donna non c'è Vita: la Donna custodisce la vita nel suo grembo, e la darà alla luce nel momento opportuno. E la Vita esploderà di gioia , brillerà di Meraviglia, invocherà Libertà, Giustizia, Uguaglianza, Fratellanza, griderà il suo ringraziamento al Cielo per tutte le sue creature. La Vita nata dall'Amore è Amore, è Amore per se stessa, è Amore per gli esseri umani; è Amore per gli animali; è Amore per la Natura; è Amore per il firmamento, per gli astri che appaiono in alto (sole, luna, stelle , via lattea con tutte le sue costellazioni , comete); è Amore per tutti i fenomeni fisici (alba, aurora, tramonto, vento, pioggia, neve...); è Amore per il mare e per le acque di laghi, fiumi, torrenti, Amore per la montagna. La Vita è l'opposto di morte: la vita è gioia, allegria, sorriso; la morte è tristezza, silenzio di tenebre, pianto; la Vita è movimento, attività, vigore; la morte è stasi completa, passività, consumazione. Quindi la Donna procrea, genera, dà, perpetua la Vita. Mi è difficile pensare che si possa togliere la Vita a chi dà la Vita..Ciò proviene dalla cattiveria tramandataci da Caino, quindi dall'uomo. Generando la Vita, la Donna arricchisce l'umanità, la ingrandisce, la moltiplica, ed esegue così il volere di Dio:”Andate e moltiplicatevi!”. Eppure, molte donne rifiutano di proliferare o abortiscono o addirittura sopprimono i loro figli. Ma queste donne che si ribellano alla loro natura e disdegnano il disegno più bello proveniente da Dio discendono certamente dalla stirpe cattiva di Caino. La Donna ha una missione nei confronti dell'umanità intera. Ne abbiamo avuto già la prova con la Beatissima Vergine Maria Madre di Gesù Cristo e parimenti Madre di Dio e Madre nostra, la nostra Madonna che dal Cielo veglia su di noi, ci protegge, intercede a nostro favore, molto spesso è intervenuta miracolosamente manifestandosi. Io sento d'essere molto devoto e affezionato alla Madonna. Vorrei tanto essere un Suo oblato: anche perchè sono nato nel giorno dell'Immacolata Concezione... Altre donne, santificate, hanno dedicato la loro esistenza a salvare l'umanità sia con la preghiera nelle celle dei conventi sia con opere di carità in giro nei continenti del nostro pianeta, dando seguito alle raccomandazioni di Gesù Cristo. E ancora oggi molte donne seguono l'esempio delle sante nella lotta contro il male e nel continuo sforzo di salvare, o almeno alleviare, le sofferenze dovute a guerra, povertà, preoccupazione, malattia. Tutte le altre funzioni della Donna, facenti parte di un'unica missione nella completezza e pienezza -ordine, precisione, sensibilità, lealtà, armonia, allegria, delicatezza-, mirano a beneficiare l'umanità, ad abbellirla, a farle percepire il Meraviglioso, la Saggezza e la Perfezione, esistenti nella Creazione. In tale atmosfera , parvenza di riflesso paradisiaco, come si fa a non vivere in pace? Cerchiamo e troviamo la pace in noi stessi, prima di tutto, e poi trasmetterla agli altri! Come è possibile non provare gioia, la letizia serafica di San Francesco d'Assisi, serenità se non felicità? Perchè non vivere in armonia, nell'attesa di rientrare alla Casa del Padre? Io ringrazio Dio per avermi ispirato i pensieri sù esposti. Ne sono contento. Mi sento soddisfatto: il che significa, per me, che questi pensieri sono giusti, non sono idiozie. Ringrazio Dio per aver dato Pace alla mia anima in pena, per aver sanato il mio trafitto ed afflitto cuore, per avermi fatto sentire Perdono e Amore. M'immagino lo stupore di Adamo, al suo risveglio, nel vedersi accanto la bella Eva...Immagino la sua gioia e la sua gratitudine a Dio... Una persona non vedente non vede la Bellezza; riesce a percepirla, ad intuirla, attraverso altri segnali, da essa captabili: le forme levigate, perfette, precise, se trattasi di Scultura; la velata descrizione di colori, tematiche, forme, stili, se trattasi di Pittura; senza dimenticarne la tecnica usata dalla Musica, l'udito coglie la melodia; nelle persone, il parlare gentile, il garbo dei gesti e delle azioni, i rapporti affettuosi e fraterni, le opere buone e caritatevoli, i comportamenti onesti e corretti, fanno capire al cieco la serenità, il cuore generoso, la mente sana d'un'anima bella; nella Donna, in particolare, la Beltà si manifesta, a chi non vede, nell'accoglienza, nell'accettazione, nella disponibilità, nella delicatezza connaturata in tale creatura. Chi, come me, prima di perdere la vista( più di venticinque anni fa), ha goduto di sguardi e sorrisi di Donna, costui vive e gode ancora della Beltà femminile nel ricordo di uno sguardo penetrante di occhi stupendi di colore cangiante celeste-blu-verde-acquamarina, ricco di sincerità, riflettente candidi palpiti di Amore provenienti dal cuore, né può dimenticare il sorriso, smagliante, aperto, invitante alla gioia, o l'armonia della dolcissima voce nel cantare l'Amore e nel chiamare per nome l'amato. Lo sguardo innocente può appartenere a giovane donna inesperta, che si fida ciecamente di chiunque, non avendo la minima idea di probabili pericoli ai quali andrebbe incontro o vive l'esistenza, la quotidianità, con occhi diversi? Può essere quello dell'autrice , la quale vede la vita, la società, l'esistenza, la quotidianità, in modo diverso? Freno la mia curiosità e la mia immaginazione e mi dedico alla lettura. “ Lo sguardo innocente” fa parte di una silloge di racconti dal titolo “Il giardino di Dida” e contiene “Sette Fantasie”, sette storie inventate e narrate, cioè: 1. “Mamma Rosa”, 2. “Riccioli d'oro”, 3. “Le mie bambole”, 4. “Al crepuscolo della Pasquetta”, 5. “Lo sguardo innocente”, 6. “Il giardino di Dida”, 7. “L'amore impossibile”. Poichè mi è stato richiesto di portare la mia attenzione sulla quinta “fantasia”, tralascio momentaneamente le altre e dedico maggior tempo a “Lo sguardo innocente”. Il racconto inizia a pagina trentatrè dello stampato da esaminare e si estende per quattro facciate di trentaquattro righe ciascuna. Alcune pagine si presentano in doppia colonna. La narrazione prende lo slancio iniziale d'un “waltzer” di fiaba incantata, poi prende la piega d'una storia a lieto fine e termina in tragedia dell'anima che dà sfogo al pessimismo in solitudine. Un lettore frettoloso o poco accorto potrebbe sentirsi disorientato di fronte al personaggio di Dida che, inizialmente, è una “bella ragazza” in età da marito e tale continua ad essere, nell'insieme della narrazione; ma, in certi passaggi, diventa “bimba”, “bambina”: <<Resta con noi, bambina- dissero i gigli>> ; <<-vedi, bimba, quella nuvola in alto?->>; <<-Non credere mai a nessuno, bambina, [...]->>. In altri passaggi la “bambina” diventa “piccola”: <<-Che ne sai, piccola ingenua?->>. Per evitare possibili fraintendimenti, bisogna considerare quei diminutivi non come simboli di un'età plausibile ma come vezzeggiativi esprimenti affetto o ammirazione. L'idea del dialogo con i fiori del giardino è un'immagine poetica. Mi piace. Altri poeti hanno parlato sul linguaggio dei fiori specificandone l'aspetto-semantico, descrivendone la varietà di colori, la gioia, l'allegria, che essi portano al cuore attraverso la vista, lo sguardo, l'interpretazione e per mezzo delle fragranze che essi all'odorato invitano. Anna Maria Elisabetta Algieri fa dialogare il suo personaggio con i fiori. Forse sono i fiori che la giovane Dida ha piantato nel suo bel giardino, opera d'Arte estetica dai mille colori, dona serenità al cuore, placa i pensieri ruggenti, dissipa i dubbi sulle incertezze dell'animo umano. Forse sono quegli stessi fiori che Dida ha cresciuto amorosamente, ha curato con delicatezza, osservandone, ogni momento, il rigoglio...Ecco perchè c'è questo legame intenso, fortissimo, profondo, tra Dida e i suoi fiori. E i fiori le sono grati. Riconoscenti, ora nella loro piena maturità, le mostrano la loro bellezza eclatante, le evidenzano i loro vivaci, sgargianti colori, accettano e ascoltano benevoli le sue confidenza, le parlano, la consolano, la consigliano secondo la loro saggezza, esperienza, natura. Le piante e i fiori conservano grande memoria; osservano, ascoltano, memorizzano, confrontano, silenti incamerano il loro sapere e, all'occorrenza, parlano e dànno consigli, (“a modo loro”- dice Anna Maria Elisabetta Algieri). Sì, perchè chi si pone in intimo dialogo con essi deve capirli- non avendo essi la parola umana- nel loro linguaggio astratto: i rami scossi dalla tempesta, le foglie accarezzate dal vento primaverile, le corolle dei fiori inchinantisi, i colori riposanti o vivaci...E l'interpretazione di questi segni esteriori avviene secondo lo stato d'animo, la fantasia, l'immaginazione, il pensiero di chi si mette in dialogo o in osservazione: persona o animale. Ai suoi amici discreti Dida racconta ciò che le succede e le dicerie della gente paesana su di lei e sui suoi comportamenti in fatto amoroso. Le “rose”, i “garofani”, le “viole del pensiero”, i “lillà” ascoltano, pazienti, generosi, affettuosi. I “gigli” la invitano ad intrattenersi con essi per non perdersi nei meandri del “mondo”. A questo stesso invito s’uniscono le rose richiamando l’attenzione di Dida su agili nembi in cielo con il color rosato dato dai raggi del sole al tramonto. Si inseriscono nel colloquio le “camelie”, pavoneggiantisi nel loro candore, attirando la stizza delle viole del pensiero, “grandi occhi profondi”. L’ “oleandro” sprizza veleno dai suoi fiori, pur belli, contro tutti e mette in guardia Dida turbandone i sogni. “L’albero di lillà”, comprensivo, cerca di trovare un accordo, una via di mezzo, sul giudizio nei confronti dell’umanità, salvata e redenta da Cristo, come ricordano le “passiflore”. Nella trama del racconto si capisce il perché della tristezza di Dida. In un primo momento sembra esserci una scelta ben precisa: la solitudine. Certo, ogni persona è libera di scegliere la propria condizione di vita. La scelta dipende dalla maturità, dalla educazione, dalla sensibilità , dall’indole, dalla psiche della persona. Io, per esempio, non amo la solitudine, se non soltanto in determinate occasioni: quando medito, prego, scrivo i miei pensieri, mi libro con la mente verso il cielo, solco nel ricordo fiumi, mari, oceani, volo con la fantasia in Paesi di fiaba, mi immergo con l’immaginazione nell’infinito incommensurabile. Non mi piace la solitudine, in senso affettivo. Ho bisogno di amare e di essere amato, ho necessità di comunicare, di dialogare, di avere compagnia, di trasferire ad altri, al mio prossimo, sentimenti, fede, sogni, verità conquistate. Penso: se Dio avesse voluto la solitudine per l’uomo, non gli avrebbe messo accanto Eva... Dida appare fragile, indecisa, insicura..., suggestionata, com’è, anche dai discorsi degli amici fiori, anche dal pregiudizio e dal pettegolezzo della gente del paese. “..Non credere mai a nessuno[...]. La gente non ha coscienza: deride, inganna...” – le dice l’oleandro. Sotto un certo aspetto, è vero, se si pensa alla natura dell’uomo, alla sua storia fin dai primordi...Nel genere “homo”prevale l’istinto animalesco, si annida il male tramandatosi da Caino, c’è invidia , viltà, cattiveria...Ma Cristo ci insegna di andare a scoprire ogni briciolo di Bene nel nostro prossimo. Ma poi, perché dare importanza al pettegolezzo della gente? Non farci caso! Passa oltre! Fa’ finta di non sentire! Segui il tuo intuito, la tua volontà, il tuo istinto, il tuo libero arbitrio, il tuo giudizio, purché vòlti al Bene!!! “...Gli uomini e le donne amano se stessi soltanto[...], sono egoisti, sono falsi, sono rapaci...”- continua l’oleandro. E’ vero anche questo. Ma bisogna fare un “distinguo”. Non tutti sono di tal fatta...Cerca le persone giuste che abbiano la stessa tua indole , le stesse tue visioni, la stessa tua etica! Frequentale, va’ con loro d’accordo e sii serena, o Dida. Inoltre ricordati che in ognuno di noi si annida il male ma ci sono anche gioielli di Bene. Facendo germogliare questi ultimi e pregando Dio che ci tenga lontani dalla tentazione possiamo operare il Bene, secondo la Sua Volontà. Siamo coscenti d'avere in noi la scintilla divina destinata a farci amare, ma siamo anche deboli e facilmente preda del peccato. Rafforziamo le nostre difese con la preghiera continuna, giornaliera, e facciamo del nostro meglio, con forte volontà e convinzione!!! Successivamente, la solitudine cede il passo all'illusione/delusione . Il padre di Dida, Lando, cerca di distrarre la triste figliola dalla solitudine e la porta in un lungo viaggio per farla svagare, incontrare gente nuova, vedere luoghi diversi . Dida, che non ha voluto sposarsi finora, ed ha rifiutato le offerte del ricco barone del suo paese, durante quel soggiorno fuori casa s'innamora di Floriano, amico del padre, che ospita entrambi: padre e figlia. Floriano si mostra amabile, affettuoso, con le stesse idee di Dida. Dida cade nella rete dei lacci amorosi. Rimane colpita dai modi gentili e civili di Floriano nonché dalla beltà del viso e del corpo... Si cambia, in questo mondo. Si cambia: pensiero, idee, decisioni, gusti..., nel tempo o anche da un momento all'altro. Se non si ha il tempo di assimilare il cambiamento, di provare che le impressioni sono giuste, se non si conosce bene una persona fino a poco fa sconosciuta, avviene la delusione “all'apparir del vero”. Dida si illude, s'illude il padre di lei, Lando, che torna felice a casa per darne notizia a tutto il paese. Festa! Festa! Festa! Com'è cambiata Dida, nel frattempo cambia anche Floriano, che la tradisce, incontrandosi nel “parco” con un'altra donne, in amore. Dida viene a saperlo da un'amica, la quale come prova, la porta nel parco. Lì Dida coglie Floriano in flagrante e scopre la di lui infedeltà. Ma ecco che ritorna la sua debolezza: non affronta Floriano , va via a rifugiarsi nel suo giardino. Anna Maria Elisabetta Algieri non dice la conclusione..., la lascia al lettore che rimane così, sospeso..., a meditare.
Osvaldo de Rose Casole Bruzio, 17 Novembre 2021=inizio 14 Aprile 2022=finito (con tutte le sue difficoltà). |
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